Roma, 11 giugno 2018 - Varcata la soglia dello storico Palazzo della Cancelleria Apostolica Vaticana si viene catapultati in un universo di colori sgargianti, gialli, rossi, arancioni, azzurri, blu da cui si materializza un mondo senza spazio e senza tempo.

Il racconto, il mito, la favola, ma anche la parabola e la sacra scrittura sembrano confondersi in una sorta di grande gioco della materia in cui improvvisamente compaiono personaggi in bilico tra il reale e l’irreale, sospesi come marionette chiamate a recitare una parte che non possono scegliere ma che seguono con dedizione, mossi da una forza spontanea che li porta verso la vita.

E’ il mondo ovattato e onirico in cui si muovono le opere di Giuseppe Fioroni, l’artista umbro protagonista della mostra “Nella luce, nel colore”. Promosso dall’associazione Tota Pulchra, il percorso espositivo è stato inaugurato a Roma con un evento che si è tenuto sabato 9 giugno presso la Sala dei 100 giorni del Vasari del Palazzo della Cancelleria. Oltre all’artista sono intervenuti lo studioso e critico d’arte prof. Philippe Daverio, Monsignor Jean-Marie Gervais presidente della “Tota Pulchra”, dott. Fabrizio Fabbri, editore del catalogo della mostra, dott.ssa Marina Mattei, curatrice dei Musei Capitolini, dott. Michele Fioroni, assessore del Comune di Perugia e lo storico e critico d’arte dott. Giorgio Vulcano, che ha realizzato un’intervista in esclusiva al maestro Giuseppe Fioroni e presentata al nutrito uditorio.

L’intero evento è stato coordinato dal dott. Valerio Monda, segretario particolare di Monsignor Jean Marie Gervais e da Luca Alberto Di Laudo, direttore artistico della rassegna.

Durante il vernissage lo Chef Gambero Rosso Massimiliano Mettini ha presentato alcune delle eccellenze italiane del Food&Beverage: Pane Sovrano di Lariano di “Spiga d’Oro”, Pasta di grani antichi e Olio “Terre Sane”; Mozzarella di Bufala Campana e Ricotte DOP “La Zizza di Battipaglia”, Vino DOC “Barbarani”; Eccellenza della pasticceria italiana “Marica Coluzzi”.

Nella prestigiosissima sede, a pochi passi da Campo de’ Fiori, fino al 23 giugno saranno ospitate oltre 40 opere frutto di 50 anni di sperimentazione artistica di Fioroni: c’è l’impronta marcata delle origini umbre che convive con le radici di una tradizione rinascimentale centro-italica, da cui l’artista sente istintivamente di provenire.

Fioroni è il mago, l’uomo sognatore che osserva il mondo con gli occhi di un bambino per andare alla scoperta del senso primordiale delle cose. Non è un semplice gioco stilistico. Da perfetto giullare dell’arte Fioroni tira fuori da questa massa di materia colorata figure di musicanti, zingari, pagliacci sospesi nell’aria quasi per magia, ma anche paesaggi e immagini religiose, nella ricerca costante di un senso che si confronta francescanamente con la propria vita e con la natura, con il bene e con il male con il divino e il dannato. La luce e il colore sono la guida, in questo caos in cui il disordine ha un suo preciso ordine che l’ordine cancellerebbe.

Una delle prime certezze che balza all’occhio è la presenza dei volti e degli sguardi: pur “essendo privi di intenti comunicativi, con le loro espressioni bloccate e attonite”, come scrive il critico d’arte Vittorio Sgarbi nella sua critica inserita nel catalogo,  sembra che siano loro, dalle tele, a fissare lo spettatore invitandolo ad immergersi nel loro universo come in un “Vortice”, questo il titolo di una delle opere in mostra in cui sono raffigurati tanti volti che girano trascinandosi uno dietro l’altro in un movimento infinito. Anche nella raffigurazione di paesaggi, come il “Notturno” del 2018, e nei tanti dipinti in cui spuntano mazzi di fiori coloratissimi, il volto entra in scena tra i petali come elemento catalizzatore.

Chi è Fioroni? E’ un poeta che traduce i sogni in segni trasferendo la propria anima segreta nelle sue opere d’arte, che siano dipinti, ceramiche o disegni. Che senza seguire regole e schemi improvvisamente vede crescere tra le sue mani opere come “Da Chagall a Burri”, il dipinto che dal sacco bucato di Burri fa uscire il violinista di Chagall; che si sorprende lui stesso per aver realizzato “Fascino del sud” in cui la vernice sembra sfuggire ad ogni controllo e comincia a bollire inondando la tela; che fa uscire gnomi e folletti dalle macchie di vernice, come ne “La notte di San Giovanni”.

Sono guidati dalla passione personale “Fiori di loto” - l’opera scelta come immagine della mostra che si ispira alla meditazione yoga e al famoso Buddha sdraiato -  ma anche i numerosi dipinti che portano in scena la danza e la musica, come “La danza dei dersvici”, “La danza”, “La musica”, “Il bambino con i flauto”, dove ancora una volta le figure sembrano a poco a poco delinearsi a partire dai volti. C’è poi tutta la produzione sui temi religiosi, tradotti anch’essi con toni multicolori e con un tocco di bizzarria: “Le illustrazioni del Vecchio testamento di Chagall sono state una fonte di ispirazione per Fioroni, come pure il simbolismo di Redon dei luminosi pastelli”, scrive nel catalogo lo storico dell’arte John T. Spike

Così Philippe Daverio sintetizza l’arte di Fioroni, che nel corso della conferenza stampa ha definito come “Perugione” per la sua caratteristica di giocare con lo spessore della materia: “Fioroni è autenticamente transgenico: riprende il percorso dell’arte in quel momento espressionista che gli altri avevano lasciato in sospeso perché gli eventi bellici della Prima Guerra Mondiale avevano mutato il fondo dell’anima delle visioni possibili. Non credo che egli lo sappia, anzi è forse inutile che ne sia addirittura al corrente, ma oggi, a cent’anni esatti da quella deflagrazione della demenza europea, lui ci riporta non con i piedi a terra ma con la testa fra le nuvole delle emozioni troncate. E così tornano, come dei diavoletti saltati fuori dalla scatoletta, le facce clownesche di Ensor con le loro contorsioni cromatiche e fisiche; così tornano le barche a vela di Marquet che hanno preso il vento delle postmodernità. Torna la materia coloratissima d’un Vlaminck non ancora reso monocromatico dal fango delle trincee. Tornano le melanconie dei primi arlecchini rosa di Pablo Picasso e gli svolazzi celesti di Marc Chagall. Ma non sono imitazioni. Corrispondo al tentativo assai riuscito di riprendere “le fila d’un discorso” dopo la condanna trasversale della cultura pittorica avvenuta prima con l’esperienza del concetto puro e successivamente con il percorso transgenico delle avanguardie degli anni ’80 del secolo scorso”.

 

 

BIOGRAFIA GIUSEPPE FIORONI

Giuseppe Fioroni nasce a Perugia. Fin da giovane frequenta l’ambiente artistico umbro, affiancando la pratica della pittura a quella della ceramica. Nel 1978 espone per la prima volta nella galleria San Severo di Palazzo dei Priori di Perugia e nello stesso anno a Spoleto nell’ambito del Festival dei Due Mondi. Nel 1986 è presente alla undicesima edizione di “Arte e Sport” a Palazzo Strozzi in Firenze, ed alla mostra itinerante “Trecento artisti per la pace ad Assisi”. Nel 1990, in occasione dei Giochi Olimpici di Atene, partecipa alla “Biennale Mediterranea di Arti Grafiche”. Nel 1993 realizza una prima monografia a cura di Nicola Miceli e in occasione della presentazione tiene una mostra alla galleria “Sole” di Perugia, e nel 1994, viene chiamato a realizzare, il manifesto della “Fano Jazz by the sea”, dove il suo dipinto in omaggio a Lionel Hampton, viene particolarmente apprezzato al punto da diventare il manifesto della rassegna. Nel 1987-88 partecipa alle edizioni di Poggibonsi-Arte. Nel 2000, in occasione del Giubileo, viene incaricato di affrescare lo stendardo per la famosa rievocazione storica “Le Gaite di Bevagna”, con il titolo: “Pellegrinaggio verso il Medio Evo”. Nel 2003 espone presso la galleria comunale di Pontelagoscuro, presso Ferrara e nello stesso anno viene invitato alla rassegna “Fiabe e Fantasticherie” svoltasi presso la Casa della cultura di Rathaus a Potsdam in Germania. Nel 2004, in occasione della presentazione della sua monografia “Fioroni, trent’anni di opere”, recensita da Vittorio Sgarbi, tiene una personale alla Galleria Artemisia di Perugia, e l’anno successivo migra oltre oceano per esporre a Washington, al Centro Bell’Italia e alla Discovery Gallery. Nel 2007, la direzione artistica di Umbria Jazz, gli commissiona la realizzazione del manifesto ufficiale della manifestazione e nel 2008, la Foundling Museum di Londra, ospita la sua mostra: Myths, Fairy, Tales, Reality and Illusion, con la recensione di Sir Denis Mahon e la presentazione critica di John T. Spike. Dal 1995 è Accademico di merito dell’Accademia di Belle Arti “Pierto Vannucci” di Perugia. Nel giugno e luglio 2006 espone alla Fauna’s Galleria e a Santillana del Mar al Paradol Gil Blas. Il lives di Bolzano è teatro della mostra personale nel dicembre 2006. Nel 2008, partecipa alla mostra “The whims of paintihg” a cura della dott.sa Rosanna Pittelli e a novembre alla collettiva di Franco Venanti “60 anni in mostra”, presso il complesso monumentale di Santa Giuliana a Perugia. Nell’agosto 2009 è presente alla IX Rassegna Annuale di Grafica Internazionale” ad Agello (PG), assieme alle opere di Gerardo Dottori, Concha Ibanez, Umberto Raponi e Romà Vallès. Nel dicembre del 2009 da Corciano parte per Santiago di Compostela in Galizia il presepe dono di Giuseppe Fioroni. Nel febbraio 2010, a Pistoia, partecipa ad una mostra patrocinata dal Tribunale di Pistoia e dall’Accademia della Robbia, partecipa alla Kunst Art.

 

Foto dell'evento

Tota Pulchra: Associazione per la promozione sociale

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