Analizzando una figura così ricca di sfaccettature come quella del Poeta Lucio Piccolo di Calanovella, si corre il rischio di perdersi tra i meandri dei suoi paesaggi agresti, delle sue figure senza tempo, delle sue presenze oniriche, ma soprattutto del senso di appartenenza che accompagna velatamente ogni sua opera, come fosse pregiatissima seta.

Ricordare l'opera e l'artista ci viene insegnato sin da piccoli, ma ricordare l'uomo, benché apparentemente facile, serba in se non poca complessità. Il 26 Maggio 1969 veniva a mancare non solo un fratello, un cugino, un nipote, ma soprattutto un padre che lasciava, all'età di 9 anni, un figlio al quale sarebbe venuta meno una figura portante della sua vita.

Un padre che di ritorno da Catania si premurava di sostare in un piccolo paesino alle pendici dell'Etna per comprare una dissetante granita al limone da poter regalare, al suo ritorno a casa, all'amato figlio. Un fratello che omaggiava la sorella con componimenti poeticamente floreali ed incoraggiava e sosteneva, sin dalla loro tenera età, la vena pittorica, e non solo, del fratello maggiore.

L'infanzia di un uomo certamente turbata da non pochi avvenimenti dolosi e psicologicamente ardui da sostenere, metabolizzare e superare: un padre assente o per lo meno presente telegraficamente ed una madre fin troppo protettiva furono il connubio che diede vita a quello che sarebbe divenuto un Poeta ancor oggi incompreso nella sua lineare complessità.

Negli ultimi mesi della sua esistenza un pensiero l'attanagliò più di altri tanto da portarlo, in un certo qual modo, a rettificare il suo percorso di vita; mai come allora senti così forte il suo radicato senso di appartenenza, ricercato per così tanti anni, era stato proprio lì sotto i suoi occhi, che fino ad allora furono volutamente cechi.

Nulla nell'esistenza di ogni singolo essere umano è più forte dei suoi affetti più cari, della sua famiglia che, con i suoi amorevoli e celati gesti, ti rende invincibilmente immortale; immortale nei ricordi di chi ti succede, immutabile nello spirito ma obbligatoriamente di passaggio in questa vita terrena.

Il tempo concessoci in questo mondo è veramente poco ma appare ancora più misero quando ci si rende conto di dover lasciare qualcosa a cui si tiene, non un oggetto materiale che ti permette di rivivere un avvenimento, di rivedere figurativamente un luogo bensì un essere vivente capace di trasmetterti emozioni.

Nell'anniversario dei 50 anni dalla morte del mio carissimo nonno è proprio questo che di lui voglio ricordare il suo attaccamento a qualcosa che sia capace di sopravvivere alle avversità della vita e portare con se nei secoli l'ancestrale ricordo di un uomo: la sua Famiglia.

Non è certo questo il momento per ricordare il poeta e le sue opere, per questo abbiamo l'eternità davanti, ma è certamente il giorno giusto per evocare la memoria che, con “Voce umile e perenne”, ci rammenta che dinnanzi alla morte possiamo ben poco se non affidare le nostre angosce ad una preghiera che, se pur vanamente troppo grave, si spezza.

 

Mariella Piccolo di Calanovella

 

 

Voce umile e perenne

Voce umile e perenne

sommesso cantico

del dolore nei tempi,

che ovunque ci giungi

e ovunque ci tocchi,

la nostra musica è vana

troppo grave, la spezzi;

per te solo vorremmo

il balsamo ignoto, le bende...

ma sono inchiodate

dinnanzi al tuo pianto le braccia

non possiamo che darti

la preghiera e l'angoscia.

 

Lucio Piccolo di Calanovella

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