Di seguito, la prefazione scritta da Mons. Jean Marie Gervais sul libro “Roma-Malaga, Andata e Ritorno” di Lorenzo Patruno. La presentazione del libro si è svolta il 12 Giugno 2019, alle ore 20.00, presso Palazzo Baldassini in Via delle Coppelle 35 a Roma.

 

La sofferenza come vera esperienza di fede

La vita, spesso e volentieri, ci mette di fronte a tanti momenti in cui rimaniamo inerti e impotenti: uno di questi, senza ombra di dubbio, è la perdita di una persona cara. La morte degli affetti provoca in noi sgomento, rabbia e angoscia creando una intensa sensazione di mancanza e un’acuta sofferenza sia psicologica che fisica, che si può esprimere con la chiusura psichica, accompagnata dal disperato desiderio di non andare più avanti, di non vivere più senza colui/colei che era così importante da rappresentare non solo un affetto, ma anche un punto di riferimento e di appoggio. Spesso chi vive un lutto si sente come un lebbroso: nella società ha la sensazione di non avere più posto con il proprio dolore, gli amici cambiano strada in molti modi perché non sanno come affrontare il tema della morte e del dolore, oppure si sentono impotenti, non sanno “cosa dire”. Le parole vengono a mancare, si vorrebbe stare soli, tutto e tutti risultano fastidiosi. Eppure, questo è proprio il momento in cui la preghiera in famiglia diventa particolarmente importante e significativa. La croce di Gesù ci ricorda che Dio non ci ha abbandonati in questo momento angosciante ma lo ha condiviso fino in fondo con noi; l’annuncio pasquale della risurrezione ci dice poi che la morte non è l’ultima parola della nostra esistenza, che siamo fatti per l’eternità, che la vita è il nostro destino ultimo. Forse questa fede nella risurrezione è il primo dono da chiedere al Signore: “Noi siamo tristi, sconsolati, eppure tu, Gesù, ci insegni a non avere paura, a fidarci del Dio della vita. Aumenta la nostra fede!”.

Attraverso questo libro rievocativo, che vuole essere una e propria testimonianza di fede vissuta nella quotidianità a contatto con l’Altro, Lorenzo Patruno ci ri-dona il senso profondo della vita, ch’è riscoprirsi innamorati della propria esistenza. Egli ci esorta a dare valore ad ogni nostra azione, ad ogni singolo momento affinché possiamo migliorare il nostro cammino per essere di esempio ad altre persone, soprattutto a quelle che soffrono le piaghe terribili della malattia. E’ questa la semplice regola per vivere una vita felice, serena e piena di amore per il prossimo. Ogni pagina dello scritto assurge a un vero e proprio atto esistenziale: ciascuna di esse, infatti, è portatrice di una storia, di un modo d’essere e di una visione della realtà che esprime tutto l’entusiasmo e la forza creatrice dell’autore nonostante quella ferita sempre aperta che, anche al più flebile ricordo partorito dalla nostra memoria, ricomincia a sanguinare. La profonda cicatrice che porta Lorenzo nel suo cuore, e che ha scosso con veemenza la sua anima mettendone a nudo tutte le fragilità, è il segno tangibile che la sua vita, giorno dopo giorno, quotidianità dopo quotidianità, si sta strutturando partorendo una persona più forte, umana e caritatevole.

Egli vede nella scrittura un modo per strutturare la nostra anima, il nostro cuore affinché si possa percepire la mano di Dio sulla bellezza della vita. Interiorizzare il dolore, per l’autore, significa riscoprire il valore della nostra interiorità, luogo privilegiato di contemplazione e incontro intimo con Dio. Ogni atto della natura, anche il più insospettabile, è il segno tangibile e veritiero della presenza costante del Padre Celeste nella nostra vita. Attraverso questo toccante libro l’autore - non solo vuole comunicarci la sua esperienza di dolore e di fede come creazione e prova che il buon Dio gli suscita nel cuore - ma ch’è possibile anche riscoprire il valore della nostra dimensione creaturale, quella stessa che ci rende semplici e fragili di fronte le difficoltà della vita. Egli si sente «un ricercatore che attraverso il pensiero cerca di capire cosa c’è dietro un’azione, a un oggetto, a un movimento che si cela dietro la realtà». Questo libro ci insegna ad affidarci a Cristo attraverso il dono della fede e, solo vivendo in modo pieno la fede, possiamo lodare Dio e affidare a Lui le nostre speranze. Solo re-imparando a fare nuove esperienze di preghiera, a mettersi in relazione con se stessi, a comunicare di nuovo con gli altri ci si metterà in relazione con Dio che è amore, consolazione e guarigione.

Vorrei concludere questo mio breve contributo con le toccanti parole che Sant’Agostino, Dottore della Chiesa Universale nonché uno dei più grandi pensatori cristiani del primo millennio, scrive nelle Confessioni (l. IV, Cap. VII): «Mi portavo dentro un’anima dilaniata e sanguinante, insofferente di essere portata da me; e non trovavo dove deporla. Non certo nei boschi ameni, nei giochi e nei canti, negli orti profumati, nei conviti sfarzosi, fra i piaceri dell’alcova e delle piume, sui libri infine e i poemi posava. Tutto per lei era orrore, persino la luce del giorno; e qualunque cosa non era ciò che lui era, era triste e odiosa, eccetto i gemiti e il pianto. Qui soltanto aveva un po’ di riposo; ma appena di lì la toglievo, la mia anima, mi opprimeva sotto un pesante fardello d’infelicità. Per guarirla avrei dovuto sollevarla verso di te, Signore, lo capivo, ma non volevo né valevo tanto, e ancora meno perché non eri per la mia mente un essere consistente e saldo, ossia non eri ciò che sei. Un vano fantasma e il mio errore erano il mio dio. Se tentavo di adagiarvi la mia anima per farla riposare, scivolava nel vuoto, ricadendo nuovamente su di me; e io ero rimasto per me stesso un luogo infelice, ove non potevo stare e donde non potevo allontanarmi. Dove poteva fuggire, infatti, il mio cuore via dal mio cuore, dove fuggire io da me stesso, senza inseguirmi?».

Mons. Jean Marie Gervais

 

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