Seguendo la linea, anche editoriale, di Tota Pulchra, e cioè guardando, in ogni Paese, al rispetto anzitutto dei diritti umani, senza entrare in strette discussioni politiche, ascoltiamo stavolta Monsig. Hygord Amédée, haitiano, da poco, delegato di Tota Pulchra per Haiti, Repubblica Dominicana, Panama e Venezuela. Di famiglia originaria di Haiti (da parte materna) e della Martinica, Dipartimento francese d’Oltremare nelle Antille (da parte paterna), Padre Amédée ha studiato all’Institut Catholique di Parigi e ha conseguito, alla Sorbona, le lauree in Teologia e in Filosofia, specializzandosi, poi, coi dottorati, in Filosofia e in Relazioni internazionali. Autore di vari saggi di filosofia (su temi come fenomenologia, filosofia di Dio, filosofia morale, filosofia della scienza, ecc…), ha retto anche varie parrocchie vicino Parigi, e tenuto conferenze negli Atenei di Parigi, Nanterre, Ottawa.
Monsignore, il Suo Paese - prima nazione ad essersi liberata (1804) dal colonialismo occidentale dopo gli Stati Uniti d’America – da anni (specie dalla caduta, nel 1996, della “storica” dittatura dei Duvalier) combatte con gravi problemi politici, economici, sanitari e ambientali (uragani del 2004 e 2016, terremoti del 2010 e 2021). In questa difficile realtà, come state cercando di migliorare la situazione sociale, sanitaria, ambientale?
Da 10-15 anni, io e i miei collaboratori agiamo soprattutto mediante la Fondazione che dal 2004 porta il mio nome: non solo ad Haiti, ma per le popolazioni più povere e vulnerabili di tutto il mondo, specie in America Latina, Caraibi e Africa. Con 1200 membri attivi, tutti volontari, abbiamo realizzato più di 3000 progetti per bambini orfani. Forniamo regolarmente a due milioni di persone pacchi di cereali, bottiglie d'acqua, latte, pane, olio, frutta: e ad Haiti, lasciatemi dire, arriviamo sempre prima del Governo. Scopo della Fondazione è prendersi cura delle persone piu’ deboli dal punto di vista materiale, morale, affettivo ed educativo. Va detto pure che, anche noi, sopravviviamo grazie alla generosità di privati e aziende in Belgio, Lussemburgo, Canada, Monaco e Francia.
Esattamente, Haiti nel mondo occupa la 153ª posizione, su 177 nazioni classificate in base all’Indice di sviluppo umano: ed è in forte ritardo anche in confronto agli altri Paesi caraibici, compresa la confinante Repubblica Dominicana. E qual è, in particolare, la sua situazione sanitaria?
La stampa internazionale, in questi ultimi anni, si è soffermata, parlando del nostro Paese, soprattutto sulla presenza dell’AIDS e, dal 2020, del Covid: che, però, adesso anche da noi è senz’altro in ritirata. Ma pochi han ricordato che, da tempo, ad Haiti stiamo combattendo anche col colera (un’epidemia di questa malattia scoppio' nel 2010, a circa 100 km a nord della capitale Port-au-Prince, con quasi 10 000 morti, colpendo poi anche la vicina Repubblica Dominicana, il Messico e Cuba, N.d.R.): del quale non si e’ riusciti ad accertare le cause precise. Dalla fine del 2022, però, la situazione è fortemente migliorata.
Ecco, a proposito di Repubblica Dominicana, come sono. oggi, i vostri rapporti col Paese “fratello”, con cui dividete la stessa isola?
Haitiani e dominicani sono senz’altro due popoli fratelli, accomunati da lingua, religioni, costumi, e, in parte, vicende storiche (la Repubblica Dominicana nacque pienamente, liberandosi dal dominio spagnolo, solo nel 1863, N.d.R.): ma divisi, direi, soprattutto dalla politica. Molti miei connazionali continuano ad emigrare nel territorio dominicano, assai piu’’ sviluppato economicamente (ben 2 milioni di haitiani vivono tuttora nell’altra repubblica): e senz’altro nel prossimo futuro sarà indispensabile concludere, con Santo Domingo, accordi di vera pace e per un comune progresso economico. I mali di Haiti, me lo lasci dire, da sempre sono soprattutto la debolezza delle strutture civili e la corruzione imperante.
Se non erro, un certo sforzo riformatore in questi campi fu tentato, purtroppo con modesti risultati, da un Presidente come Jean-Bertrand Aristide, inizialmente sacerdote salesiano, Capo dello Stato – tra continui rivolgimenti politici, con frequenti inserimenti soprattutto degi USA- nel 1991, poi nel ’93-94. nel ’94-’96 e, infine, nel 2001-2004 (con successivo esilio in Sudafrica, e ritorno ad Haiti nel 2011)…
L’ingresso di Aristide nella scena politica risale al 1985, come esponente della Teologia della Liberazione, e fiero avversario del dittatore Jean- Claude Duvalier: che a febbraio 1986, dopo i moti di protesta popolari, fu costretto all'esilio in Francia. Aristide è tuttora molto amato dal popolo di Haiti; dove, però, uscito di scena lui, ancora non è emerso un altro leader dello stesso spessore. Voglio aggiungere qui, senza ovviamente esaltarmi, che, in tempi recenti, io stesso stavo provando a candidarmi alla Presidenza del mio Paese, con discreto consenso da parte della gente,,,
Imigliori auguri, Pére Amédée, se volesse proseguire…E come sono, oggi, i rapporti di Haiti con gli ex-dominatori francesi?
Consideriamo la Francia un Paese fratello, al di là della vecchia dominazione coloniale, dati i forti rapporti culturali, economici, di scambi di lavoratori e studenti che abbiamo da sempre; però non si può ignorare che da noi, come del resto in tanti altri Paesi del Terzo Mondo, i problemi di arretratezza, impreparazione, corruzione endemica delle elites dirigenti sono, in gran parte, responsabilità proprio della Francia e anche degli USA. I cui governanti, mi lasci dire, sembrano molto piu’ preoccupati di perpetuare i loro profitti a danno nostro che di aiutarci sulla via dello sviluppo.
E con noi italiani?
Mentre la Comunità haitiana in Francia è molto importante, in Italia è davvero esigua, fatta soprattutto di nostri studenti che, qui da Voi, usufruiscono di borse di studio per la loro istruzione. Ma i nostri rapporti con l’Italia sono senz’altro buoni.
Infine, Pére Amédée, quali iniziative vorrebbe portare avanti come delegato di “Tota Pulchra” per Haiti, appunto, e altri Paesi latinoamericani?
Ringrazio fortemente, anzitutto, Mons. Jean-Marie Gervais, che mi ha accolto molto affettuosamente, e con massima fiducia, nella Sua associazione. Conto di avviare una forte collaborazione, tra i mei sostenitori, soprattutto la mia Fondazione, e Tota Pulchra: dove Mons. Gervais mi parlava, ultimamente, della possibilità di aiutare, almeno con generi di prima necessità (generi alimentari, vestiti, ecc…), la gente del mio Paese, compresi anche i rifugiati haitiani a S.Domingo. E di un viaggio che Tota Pulchra, a questo fine, dovrebbe compiere, entro Dicembre, in tutta l’area caraibica. Vorremmo anche, in questo modo, rafforzare i legami tra Haiti e il Vaticano: dove, senza offesa per il Santo Padre Francesco, sinora pochi si sono occupati del nostro Paese, nonostante che i cristiani, ad Haiti, siano sempre in maggioranza (secondo stime del 2010 del Pew Research Center, i cattolici vi rappresentano il 56,8% della popolazione, i protestanti, divisi in piu’ confessioni, il 29,6%, e i cristiani di altre denominazioni lo 0,5%: com’è noto, poi, il Cristianesimo nell’isola convive da sempre, in molti casi, con le antiche religioni tribali, vodoo in primo luogo, N.d.R.). Penso che questa, pur complessa e con molte scelte da fare, sia la via da seguire, per aiutare Haiti, la Repubblica Dominicana e, di riflesso, migliorare la situazione di tutti i Paesi dei Caraibi