Comandante Alfa non ha bisogno di presentazioni. Cofondatore del Gis dei Carabinieri ad oggi è una dei militari più eclettici e formidabili della nostra amata nazione. Rilascia un'intervista esclusiva a Tota Pulchra.

Comandante, Lei è una vera e propria istituzione dell’Arma dei Carabinieri. Cofondatore del G.I.S. (gruppo di intervento speciale). Dopo i fatti avvenuti nel 1972 a Monaco l’allora Ministro degli Interni Francesco Cossiga decise di dare vita a questo reparto. Quali obiettivi furono prefissati?

A disposizione un’aliquota sia dell’Arma dei Carabinieri che del Ministero degli Interni, con obiettivi chiari e ben precisi quali: cattura di criminali pericolosi, latitanti, liberazione di ostaggi, dirottamenti aerei, pullman e trani e protezioni di personaggi e obiettivi sensibili (capi di Sato, di Governo, magistrati ecc…). In poche parole l’ultima soluzione per risolvere operazioni difficili, non perchè siamo fenomeni, ma semplicemente addestrati costantemente per fare ciò, pronti a partire entro 30 minuti nell’arco delle 24 ore.

Quale è stata la missione più pericolosa a cui ha partecipato? C’è stata qualche missione in cui ha rischiato la vita?

Tutte le operazioni in cui viene richiesto l’intervento del Reparto sono pericolose, sicuramente quelle che ci creano più tensione, per non dire altro, sono le operazioni di liberazione degli ostaggi, come ad esempio la liberazione di Patrizia Tacchella, una bambina di 8 anni, oppure di Cesare Casella, dopo 2 anni vissuti segregato in vari buche sull’Aspromonte ed altri che non sto ad elencare. In tutte le operazioni la Vita è in gioco, quindi siamo consapevoli del rischio che corriamo, ma è una scelta puramente nostra e se quindi il destino è contro di noi peggio per lui anche perché il nostro motto è: “ il talento di ognuno di noi rafforza il potere del gruppo!”.

Ha avuto modo di osservare in campo internazionale eserciti e truppe scelte di varie nazioni. Chi l’ha sorpresa di più in positivo?

Tutti i reparti speciali del mondo più o meno oggigiorno si equivalgono, anche perché siamo in continuo e costante rapporto e ogni operazione che un singolo reparto effettua, il modus operandi utilizzato nella singola operazione è oggetto di studio nel caso in cui la medesima operazione dovesse ripresentarsi in altri Paesi, compreso il Nostro. Se si riferisse a quale reparto sono più affezionato, le dico S.A.S (Special Air Service), un corpo speciale britannico che rappresenta il padre di tutti i reparti speciali essendo stato creato nel 1941, secondo solo al Comsubin italiano (Incursori della Marina Militare Italiana), oggi chiamato GOI.

 

 

Oggi, che dopo 47 anni di servizio e dedizione assoluta all’Arma dei Carabinieri ed un’eccellente carriera si trova in congedo, è anche un saggista di ottima fama. A quale opera è più affezionato?

Come qualsiasi artista, ho scritto tutti e 5 i miei libri con grande emozione e tanta dedizione ed ognuno di loro rappresenta un’opera d’arte e come tale mi troverei in difficoltà a dire a quale sono più affezionato, in quanto ognuno di essi rappresenta la mia storia e del reparto, di cui ho fatto parete per circa 40 anni essendo uno dei cofondatori, svolgendo con tanta dedizione e sacrificio i ruoli di Operatore, Comandante di Distaccamento Operativo (da qui il nike name Comandante Alfa) e Istruttore e essendo divenuto uno dei Carabinieri più decorati e ricevendo la decorazione pìù alta che è quella di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia, la Croce d’Oro al Merito dell’Arma dei Carabinieri e tante altre che non sto qui ad elencare.

Sta rilasciando questa breve intervista per un’associazione di matrice Cattolica. Nella sua vita che spazio (se lo ha) la fede? E’ stata importante in alcuni frangenti?

Essendo io un cattolico praticante, la fede è stata, è oggi, e sarà sempre importante, non solo in alcuni frangenti, ma mi ha accompagnato e dato la forza in ogni momento non solo della vita professionale, ma anche privata, perché ogni nostro cammino è tracciato da Dio che illumina la nostra Vita e credo che merito dei miei successi non sia solo dovuto a me stesso, ma anche al reparto e chi da lassù mi accompagna giorno per giorno, passo dopo passo.

 

di Lelio Antonio Deganutti

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