Sin dall’antichità i luoghi di culto in sé per sé oltre a posti di fascino e sottomissione dell’essere umano, hanno rappresentato soprattutto un punto di forza per l’ideologia che ne rappresentano. Luogo di culto quale forma terrena della presenza e rappresentazione divina. La casa ove il fedele trova protezione, affida le sue preghiere e le sue difficoltà terrene; in pratica un abbraccio tra il divino ed il mondo terreno. Ragion per cui, ogni popolo ha dato forma e sfoggio della fedeltà e del suo credo erigendo quelle colonne, quale rappresentazione religiosa e artistica di quel sostegno che il divino dà all’uomo sulla terra.
Proprio questo aspetto, di contro, pone i luoghi di culto, unitamente ai palazzi del potere baluardi da conquistare e spesso distruggere da parte dei popoli invasori. L’attacco al luogo di culto, come al palazzo del potere rappresenta quella lama che entra dritta al cuore del popolo, dando un colpo psicologico religioso e politico a chi lo subisce. Da qui, nasce l’esigenza di proteggere questi luoghi che di per sé, pur avendo finalità diverse rappresentano l’identità di uno stato e la rappresentazione artistico - religiosa di un credo. La storia dimostra però il contrario e molto spesso sono stati distrutti in parte o addirittura totalmente rasi al suolo proprio per soffocare l’ideologia che ne rappresentavano.
Il progetto denominato Shield la cui traduzione fa già sottintendere la sua finalità, pone al centro dell’attenzione lo “Scudo” da porre a favore dei luoghi di culto. L’obiettivo di questo progetto sostenuto dal Fondo per la Sicurezza interna dell’Unione Europea e che vede quali promotori Enti pubblici e privati, riunisce sotto il suo ombrello le maggiori religioni. Proprio quest’ultimo aspetto è stato il punto di partenza nella giornata di workshop che ha avuto quale cornice la Grande Moschea di Roma.
A fare gli onori di casa l’imam della Grande moschea di Roma Nader Akkad, che unitamente al rav Scialom Bahbout (presidente del Centro Internazionale di Ricerca Sistemica) e a Mons. Jean–Marie Gervais (presidente dell’ Associazione Tota Pulchra nonché Prefetto Coadiutore del Capitolo della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano), hanno lanciato un messaggio di rispetto comune e reciproca fratellanza senza rinnegare la propria ideologia.
Il connubio delle tre maggiori religioni monoteiste ha portato ad un’unica linea di pensiero che è sfociata nell’auspicio dei tre grandi rappresentanti; il dialogo allontana la violenza e apre i cuori e le menti. I relatori nazionali e internazionali intervenuti in qualità di professionisti della sicurezza, hanno accolto l’appello comune dei rappresentati religiosi quale momento di riflessione per migliorare e rendere più performante il modello di sicurezza.
Un primo spunto di riflessione è quello della diversa tipologia di approccio della sicurezza dei vari luoghi di culto che deriva ad esempio dalla differenza di identità nazionale ove li stessi sono collocati. Per identità nazionale si intendono tutti quelli aspetti giuridico - istituzionali che regolano la vita di uno stato. A parità di obiettivo la strategia adottata non può essere la stessa per tutti, ma bisogna creare soprattutto i presupposti per educare i vari popoli alla cultura del rispetto reciproco della diversità, migliorando l’inclusione e rendendo quella che sembra un qualcosa di lontano da noi, semplicemente un punto di vista diverso dal proprio accettandolo cosi per com’è senza però perdere la propria identità
D. S.
Discorso di Mons. Jean-Marie Gervais
Cari Fratelli ed amici, sono molto onorato di esser stato invitato a rivolgere un mio breve saluto per l’apertura del primo seminario organizzato dalla SHIELD qui a Roma, proprio presso la Moschea più imponente d’Occidente, per rafforzare la protezione interconfessionale dei luoghi di culto dal pericolo terroristico.
Presso la Basilica di San Pietro in Vaticano, dove svolgo un ruolo eminentemente liturgico ma anche di accoglienza dei pellegrini e dei turisti religiosi, l’importanza della sicurezza è primordiale ma nella specificità del luogo sacro.
Questa importanza e questa specificità sono state sottolineate da Papa Francesco durante l’udienza del 28 settembre 2020 in occasione del 75° anniversario della fondazione dell’Ispettorato Vaticano.
Vigilare su piazza San Pietro e sulla sicurezza del Papa è una grande responsabilità, che svolge un organo della Polizia di Stato – quello italiano - che opera su un altro Stato, quello Vaticano.
Ogni giorno i poliziotti devono garantire la sicurezza in piazza San Pietro e negli accessi alla Basilica ma senza turbare la spiritualità del luogo.
Direi, in modo più generale, che, in questo ultimo ventennio, caratterizzato dalla corsa agli armamenti, dal degrado morale, da discriminazioni, dal terrorismo ed altre forme di estremismo e da guerre, non potevano le istituzioni internazionali e i leader religiosi non implicarsi in un’azione comune per racchiudere il flusso dell’odio, della divisione, del terrorismo, della discriminazione con gli argini della tolleranza, della comprensione e del dialogo culturali e religiosi.
A Baku, nel 2016, Papa Francesco ha chiaramente affermato che i responsabili religiosi sono chiamati a denunciare da una parte “le violazioni contro la dignità umana e contro i diritti umani”, ma anche a smascherare “i tentativi di giustificare ogni forma di odio in nome della religione e a condannarli come falsificazione idolatrica di Dio”.
E’ qui evidente l’importanza storica del documento “Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune” firmato il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi dal Grande Imam Ahmad Al-Tayeb e da Papa Francesco.
E’ un fortissimo invito alla riconciliazione e alla fratellanza tra tutti, credenti e non credenti, e tra tutte le persone di buona volontà.
E’ un appello a ripudiare la violenza e l’estremismo, un appello a praticare i valori di tolleranza e di fratellanza, promossi e incoraggiati dalle religioni.
Il documento infatti inizia con queste parole: “La fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare”.
A seguito di questo grande gesto di rappacificazione al più alto livello religioso, per promuovere concretamente la tolleranza culturale e religiosa, l’ONU ha istituito il 21 dicembre 2020 la Giornata mondiale della fratellanza Umana.
La Giornata si celebra ogni anno il 4 febbraio, giorno anniversario del Documento stesso di Abu Dhabi.
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