CITTA’ DEL VATICANO– Domenica 12 aprile, alle ore 12:00, si è tenuta presso l’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana di San Pietro la Celebrazione Eucaristica della Santa Pasqua.

È la prima volta che il Papa è così chiaro e deciso sull’importanza dell’Unione Europea. L’Europa ha bisogno di riscoprire la sua anima attraverso il monito del Santo Padre che dichiara: Oggi l’Unione Europea ha di fronte a sé una sfida epocale, dalla quale dipenderà non solo il suo futuro, ma quello del mondo intero. Non si perda l’occasione di dare ulteriore prova di solidarietà, anche ricorrendo a soluzioni innovative. L’alternativa è solo l’egoismo degli interessi particolari e la tentazione di un ritorno al passato, con il rischio di mettere a dura prova la convivenza pacifica e lo sviluppo delle prossime generazioni”.

Il cuore dello sviluppo sostenibile è rappresentato proprio dalle generazioni future e non è lecito programmare le attività di oggi senza preoccuparci dei suoi effetti.

Il Papa ricorda all’Unione Europea che essa ha un ruolo decisivo nella gestione dell’emergenza e l’Unione Europea deve prenderne atto.

 

Il mondo aveva proprio bisogno dell’intervento del Santo Padre in questo momento così difficile.

Papa Francesco già nella sua Enciclica Laudato sì parlava dell’atteggiamento egoista dell’uomo nei confronti della natura, dell’ambiente circostante e quindi del Creato.

L’uomo sarebbe quindi chiamato a custodire la sua casa e non a distruggerla.

Il Pontefice riprende in questi termini il concetto: “Non è questo il tempo degli egoismi, perché la sfida che stiamo affrontando ci accomuna tutti e non fa differenza di persone. Tra le tante aree del mondo colpite dal coronavirus, rivolgo uno speciale pensiero all’Europa”.

Gli egoismi sarebbero dunque quelle decisioni politiche, strategiche ed operative che vanno ad impattare negativamente sulle persone.

L’Unione Europea deve potersi custodire gelosamente ed eliminare gli egoismi che nascono al suo interno perché lesivi della sua stessa essenza.

Riprende poi:“Dopo la Seconda Guerra Mondiale questo amato continente è potuto risorgere grazie a un concreto spirito di solidarietà che gli ha consentito di superare le rivalità del passato”.

 

La Seconda Guerra Mondiale ha causato seri danni all’umanità in termini principalmente di vite umane e anche il virus ci sta costando molto.

Ogni giorno che passa il bilancio delle vittime nel mondo continua a registrare nuove morti.

C’è solo una via di uscita che prende il nome di solidarietà.

Non solo tra gli Stati, ma soprattutto tra le persone e le Istituzioni.

Il Santo Padre ha poi lanciato un avvertimento: “È quanto mai urgente, soprattutto nelle circostanze odierne, che tali rivalità non riprendano vigore, ma che tutti si riconoscano parte di un’unica famiglia e si sostengano a vicenda”.

 

Gli egoismi non possono che sfociare in sovrvanismi e nazionalismi che, paradossalmente, penalizzano tutti gli Stati, compresi quelli più ricchi che nel tempo hanno attinto grosse risorse dall’Unione Europea.

Un’Europa più unita è anche più forte e più ricca economicamente, socialmente e umanamente.

C’è senz’altro bisogno di soluzioni innovative e di un pensiero vero in grado di smuovere quelle divisioni che frenano l’intervento serio del decisore pubblico.

L’Unione Europea aveva bisogno delle parole del Santo Padre, infatti dalle ultime dichiarazioni delle sue principali Istituzioni sono emerse serie difficoltà nella gestione della pandemia, in merito agli interventi da attuare.

 

Pensiamo poi ai recenti episodi che hanno fatto preoccupare tante persone in Italia e in Europa, Papa Francesco afferma a tal proposito: “Non è questo il tempo dell’indifferenza, perché tutto il mondo sta soffrendo e deve ritrovarsi unito nell’affrontare la pandemia. Gesù risorto doni speranza a tutti i poveri, a quanti vivono nelle periferie, ai profughi e ai senza tetto. Non siano lasciati soli questi fratelli e sorelle più deboli, che popolano le città e le periferie di ogni parte del mondo. Non facciamo loro mancare i beni di prima necessità, più difficili da reperire ora che molte attività sono chiuse, come pure le medicine e, soprattutto, la possibilità di adeguata assistenza sanitaria. In considerazione delle circostanze, si allentino pure le sanzioni internazionali che inibiscono la possibilità dei Paesi che ne sono destinatari di fornire adeguato sostegno ai propri cittadini e si mettano in condizione tutti gli Stati di fare fronte alle maggiori necessità del momento, riducendo, se non addirittura condonando, il debito che grava sui bilanci di quelli più poveri”.

 

Debito pubblico che è diventato uno strumento di schiavitù e di sfruttamento dei Paesi più ricchi, c’è bisogno della nascita di nuovi strumenti innovativi che vadano a redistribuire la ricchezza tra gli Stati membri.

Non si tratta assolutamente di una rivoluzione o di ribaltare l’economia e le classi sociali, ideologia distante dalla dottrina della Chiesa Cattolica.

Si tratta piuttosto di dare il giusto ordine all’economia e di consentire il suo perfetto funzionamento.

L’economia non può opporsi al benessere della persona, non può diventare una schiavitù, al contrario deve essere funzionale al benessere della persona.

Qualcuno parla di un’economia della felicità che si concentra a soddisfare quei bisogni che rendono l’uomo felice e che possono essere rintracciati anche nella trascendenza.

 

L’uomo che cerca di vivere con Dio, non è un uomo infelice e le sue scelte non possono essere disumane, al contrario l’uomo che vive senza Dio e che ha degli idoli può intraprendere scelte disastrose per la collettività.

Gesù si è incarnato nel seno della Vergine Maria per comunicare all’uomo come deve essere e a quale Dio ubbidire.

I potenti devono considerare la vita di Gesù e le sue scelte che hanno sempre arricchito integralmente ogni essere umano sulla terra.

Gesù ha sempre aiutato i poveri, i sofferenti, gli ammalati, i giusti, ma anche i cattivi, gli indemoniati, i bestemmiatori, i peccatori perché la sua salvezza è sempre stata universale.

 

Paolo Marraffa

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