Dal vangelo secondo Matteo: «(…) Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: “Davvero costui era il figlio di Dio”. … Venuta la sera, giunse un uomo ricco di Arimatea, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo (…)».

Matteo ci descrive la passione di Cristo, figlio di Dio, umiliato, deriso, insultato e infine crocifisso da coloro che avrebbero dovuto amarlo ed accoglierlo.

Il figlio di Dio, si è fatto uomo, ha preso con sé il fardello del peccato e lo ha condotto verso la sua purificazione, percosso e fustigato, spogliato dei suoi abiti e salutato come Re dei Giudei, caduto a terra, si è rialzato, trionfante sulla morte realizzando il volere delle sacre scritture.

Nell’arte, molte sono state le rappresentazioni della passione di Cristo, oggi vi propongo una delle opere con cui Raffaello si pone il problema della rappresentazione storica dell’evento, Il trasporto del Cristo morto conservato a Roma nella Galleria Borgese realizzato nel 1507.

L’opera, concepita inizialmente come un compianto, è stata sviluppata come trasporto del corpo di Cristo al sepolcro o Deposizione Borghese, in tal modo il Maestro Urbinate passa da una raffigurazione statica ad una in movimento, più dinamica, drammatica, storica. “E dimostra che l’equilibrio tra umanità e natura non si dà soltanto nella contemplazione, ma anche nell’azione e nel dramma…per muoversi in questa direzione la guida etica di Michelangelo gli appare più sicura di quella intellettuale di Leonardo.” (G.C. Argan).

Due gruppi affollano lo spazio, quello di sinistra prende forma intorno al motivo del trasporto (Cristo chiaramente deriva dalla Pietà di Michelangelo), concentrandosi sui quattro personaggi che, con le loro teste, creano un arco intorno al volto di Cristo esprimendo altrettanti momenti diversi del dolore, un affetto, un pathos che “non deve giungere ad alterare il Bello che costituisce il senso universale della sembianza” (G.C. Argan), e quello di destra che si concentra sullo svenimento della Vergine, (soggetto di chiara derivazione michelangiolesca e solitamente utilizzato nell’iconografia della Crocifissione) equilibrando in senso opposto il movimento dei dolenti che procedono verso il sepolcro.

Anche lo spazio con la sua componente naturalistica, monti e nuvole, accompagna il fluire dei personaggi, rappresenta una natura partecipe del dramma che l’umanità, la storia sta vivendo. Sommando due distinte invenzioni, il trasporto e lo svenimento della Vergine, Raffaello riesce a dare unità e continuità ai due gruppi attraverso il grande portatore a destra, figura monumentale, che domina lo spazio e allo stesso tempo la meno espressiva, un arcangelo animato da un vento divino, un genio incarnato che accompagna il Salvatore e lo sostiene stabilendo tra i due episodi unità di tempo e di luogo.  

 

Dott. Giuseppe Spoletini

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