“Il mestiere della perdita”, monologo femminile di Giorgio Carducci.
Oggi ho ritrovato il tuo maglione.
Il tuo odore mi ha torturato
quanto
basta
per non sentire più
niente.
Sono rarefatta
ma sono questo corpo
e basta
di cui mi prendo
cura.
E mi privo spontaneamente di ciò che mi contamina
come un animale.
Tutto è così nitido e preciso
eppure ne scorgo lillusione
e questo
mi fa
libera.
Assumo ogni forma non essendone nessuna.
Imparo dallacqua: ho fatto
pace
con la gravità
e tutte le altre forze della terra
e mi lascio condurre.
Ora comprendo la necessità del deserto
cui si giunge per poi tornare alla vita
sazi
dellelementare.
Bisogna essere
degni
di vivere.
Crescere
è
eliminare.
Dove sei?
Ma è importante?
La vita si definisce attraverso ciò di cui ci priva.
Ho fatto un sogno stanotte.
Ho sognato la mia solitudine.
Era una giovane donna dai capelli biondi
fino alla vita
sola
di fronte al mare.
Io mi avvicinavo al lei ma non riuscivo a parlare
e sapevo che se anche fossi riuscita
a parlare
non sarei più potuta essere compresa
fino a che non fossi diventata
me
stessa
fino in fondo.
La solitudine sta nel non avere un centro.
Nessuna cosa è facile e non vedo il sole ora
e chissà per quanto tempo
ancora.
Ma sono
qui
e combacio con i lembi della realtà
finalmente.
E aspetto.
E questattesa è perfezione.
La vita si definisce attraverso ciò di cui ci fa dono.
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