“Un messaggio del muscolo atrofizzato della sensibilità collettiva”.

Bonito Oliva.

Immaginiamo un bambino, dai grandi occhi chiari che, incantato, osserva i tessuti dai mille colori dei campionari esposti nello studio dell'amato nonno, bravo rappresentate di stoffe, sempre attento alla creazione di nuovi abiti. Il nostro bimbo oltre a sentirsi attratto dalle differenti cromie, prova indiscutibilmente una emozione fortissima al contatto con alcune stoffe subendone un fascino che lo accompagnerà per tutta la vita... la tela! Alle elementari la maestra comprende la sensibilità del bimbo e lo educa a orientare il suo modo di vedere, incentivando questa sua naturale attitudine. Più tardi, con sua madre, visita gli Uffizi e il bambino comincia a familiarizzare con i grandi maestri, incantato dalle corrusche decorazioni in oro.

I “Maestri del Colore” diventano i suoi libri più apprezzati; gradite quelle 300 lire ricevute dalla mamma per acquistarne l'ultimo volume in edicola. Crescendo poi, anche i confini si ampliano e il ragazzo conosce Amsterdam, incuriosito dalle grandi mostre internazionali europee. Ama molto l'arte della scrittura, nella quale si immerge profondamente; solo intorno ai vent'anni, il nostro giovane inizia a dipingere... stiamo parlando di Giancarlino Benedetti Corcos, artista al quale, dopo essersi espresso in numerose mostre in ogni dove, recentemente, durante una passeggiata all'Orto Botanico di Roma è stato invitato dal suo amico gallerista Andrea Bottai a realizzare una mostra su tema dei giardini, le serre, gli orti... la Primavera!

Una immaginazione, un sogno, una visione che ha dato vita a “Serra con vista sull'orto e la vigna”, una spettacolare quanto originale esposizione al civico 49 di Via dei Cappellari nel cuore pulsante di Roma. <<Sono molto legato a Jung – afferma il nostro artista -... da cui ho appreso 'l'autorealizzazione dell'inconscio'. Per me i sogni sono una materia che mi fa stare bene nel mondo. Ho sognato infatti “il russo con i baffi” (in foto) e l'ho impersonificato nel protagonista de “Le Anime Morte” dell'ucraino Nikolaj Vasil'evič Gogol' e da cui è partita tutta la mostra>>.

Nobile e poetico motivo propulsore che vediamo esposto; così come le numerose tele, archetipo della sua passione infantile, oggi dipinte con sobrie ma decise pennellate inzuppate di colore acrilico. L'obiettivo che l'artista si prefigge di centrare è quello dello “sconfinato”, facendo riferimento a come ci appaiono i campi: “sconfinati come l'Universo”, egli asserisce. “Lo sconfinamento è importante – scrive Bonito Oliva, rafforzandone il concetto – perché produce una nuova potenza che non conosce peso di gravità”. A differenza del medievale 'hortus conclusus', Giancarlino Benedetti immerge la sua fantasia nello “sconfinamento” ispirato dalla lettura delle “Anime morte” di Gogol', dalla sue descrizioni sulla vita dei contadini delle stesse zone rurali russe così come quelle dedicate alla pesca dello storione... un enorme bagaglio legato al mondo della natura nelle declinazioni e sfaccettature magiche e satiriche riguardo i personaggi russi.

Una sua opera dal titolo “Le anime morte”, (“… ma vive” - aggiunge Giancarlino), (che vediamo anche in foto), è un saggio di questa visione onirica; una tela raffigurante un intenso susseguirsi di volti di uomini e di donne, tristi o allegri, pensierosi o sereni, sfidati dalla sorte o fiduciosi in un futuro migliore, mazziati dalla loro esistenza o vincitori, ma tutti coniugati in una sola parola: la vita! Opera questa in cui, sottolinea l'artista, c'é stato anche un delicato intervento di una bambina che ha dipinto il musetto di un gattino; testimonianza di quanto la vita sia un continuo divenire e che non finisce mai di sorprenderci con la sua fantasia... fantasia di vita che si perpetua giorno dopo giorno e che noi, disattenti e stressati, il più delle volte non cogliamo.

Alla nostra domanda riguardo l'obiettivo che intende centrare, con questa mostra, Benedetti ha così risposto:<< È un obiettivo inconscio, non è razionale. Il giorno della inaugurazione ho visto il coronamento di questo mio desiderio. Ho notato che questa mostra è stata capita e che abbia fatto bene agli ospiti invitati e visitatori. È stata infatti vista come discorso energetico nella gaiezza dell'allestimento e dei colori delle opere. Ho scoperto la grande volontà delle persone di uscire dalla depressione, dalla “recinzione” che il Covid ci ha imposto e che finalmente si può sentire il valore della parola “rinascita”.

In mostra c'è un'opera con il titolo di “Demetra e Persefone” che vuole essere un omaggio a Demetra, madre terra, dea delle messi e dei raccolti e Persefone sua figlia, rapita dal dio Ade, dio del regno dei morti, e costretta a vivere nei profondi baratri dell'abisso, e che solo dopo le ripetute insistenze di Demetra, riesce finalmente a rivedere la luce del sole. Questo senso di rinascita è combaciato esattamente con ciò che ho provato io quando – conclude Benedetti - dopo aver trascorso tutto l'inverno lavorando alacremente nell'area sottostante del mio studio, con l'arrivo della Primavera ho provato un profondo senso di 'rinascita' tornando a dipingere al piano stradale. Anche questa mostra si modificherà insieme alle mutazioni temporali>>.

Le mostre di Benedetti hanno dei denominatori comuni: il 'cambiamento', sono infatti legate al tempo, al presente, spesso all'attimo fuggente che noi tutti viviamo e la 'mobilità'; è molto bello vedere le dinamiche oscillatorie di queste tele che fluttuano nell'aria dello spazio della galleria, deliziosamente poetiche con i loro delicati 'altalenii'. Tele che, aggiunge l'artista, possono poi essere fissate ad un telaio o incorniciate e che acquistano, quindi, una maggiore bellezza, ma che disposte in questo modo, comportano una maggiore comodità per il turista che intende acquistarle, in quanto possono essere tranquillamente arrotolate su se stesse, anche se di grandi dimensioni. Proprio a proposito di queste tele, ci riagganciamo all'infanzia di Benedetti, che ha specificato di aver iniziato a dipingere su tele già intelaiate, ma il fascino della tela da banco, del grande rotolo, della possibilità di poterla tagliare a suo piacere, ha avuto sempre la meglio, non escludendo la forte emozione che lo rimanda al passato, al senso di protezione che ha sempre avvertito nei negozi di stoffe come fossero affettuosi e amichevoli abbracci e che, egli ritiene, i tessuti siano per lui dei materiali salvifici... impregnati di bei ricordi e di amore. Così come, Gogol'...ovvero, l'arte che sconfina, mai ferma in un circuito chiuso, ha rappresentato per il nostro artista un'esperienza salvifica... di purificazione!

Questa mostra iniziata con il tema degli orti, dei giardini, dell'agricoltura e grazie alla civiltà contadina è avvenuto il traino tra lo sviluppo umano partito dalle caverne e giunto fino a ieri, con inesauribile impegno quotidiano e cura della terra a cui affidare ogni prospettiva di futuro. Tutto era in perfetta armonia, colori, sapori, profumi, giorno e notte, affetti e amori, vita e morte, in stabile equilibrio. Oggi, sotto l'egida negativa della presunzione tecnologica e l'illusione del potere, rischiamo la sterilizzazione di millenni di storia in nome degli effetti speciali, dell'intelligenza artificiale e degli algoritmi. Giancarlino Benedetti dipinge questa inquietante attualità, sostituendo la 'vendita delle anime morte dei contadini' con stati d'animo viventi e piacevoli, offrendo una sua personale via di uscita, correlando Roma, Gogol, Ucraina e Russia... riuscendo a coniugare la grande tradizione letteraria con il mondo contadino e con il desiderio di bellezza insito nella straordinarietà degli ambienti naturali.

Ogni giorno, nella galleria del nostro Benedetti, dalla sua cordialità e dal suo sguardo dagli occhi chiari che non hanno mai perso la limpidezza e la trasparenza del bambino, la mostra ospita numerosi visitatori incuriositi dalle ondeggianti tele dipinte appese, quasi come fossero delle teatrali quinte mobili che creano vivacità e dinamismo ma che, con i loro soggetti, non desistono dal farci sentire la nostalgia, nonostante oggi si viva di “contaminazioni”, di un mondo ricco di colori, profumi, vitalità, poesia, sentimenti... “sconfinato” nella sua naturale bellezza.

 

di Marina Novelli

 

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