Qualche tempo fa ho avuto modo di visitare il Vigamus il museo del videogioco in via Sabotino n.4. È stata un’esperienza molto bella. Ritornare a giocare con i cabinati degli anni 90 mi ha riportato ai tempi dell’adolescenza, quando giocavamo con i videogiochi in spiaggia. Il museo racconta con dovizia di particolari la storia dei videogames dalle origini fino ai giorni nostri.  L’esperienza della realtà virtuale mi ha fatto capire che creare un percorso ludico-interattivo è importante anche nell’allestimento dello spazio espositivo degli altri musei. Sia che si tratti di un museo archeologico o di arte contemporanea è importante creare dei percorsi semiotico-interattivi tra i diversi tipi di opere. Per esempio la ricostruzione virtuale di una tomba etrusca ci consente di esplorare l’interno dell’ambiente sepolcrale scoprendone la storia dei suoi principali protagonisti. L’interazione fra opera d’arte virtuale e opera d’arte reale ci consente di capire lo stile dell’artista. Il rapporto fra spazio virtuale e spazio reale deve essere sempre ben equilibrato. Anche l’intervento del curatore d’arte è importante nella guida alla fruizione delle opere. Nell’organizzazione dello spazio virtuale il curatore porta sia lo spettatore che l’artista ad una reciproca interazione. L’interazione è fonte di conoscenza ed ha una funzione di sensibilizzazione verso i valori di coesione dell’arte.

 

di Piermarco Parracciani

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