Ultimamente ho letto un libro molto bello di uno scrittore gallese Richard Llewellyn (1907 St.Davies nel Peambrokeshire). Il  romanzo si intitola “Com’era verde la mia valle” (1939) ed è uno scritto molto emozionante, di impegno sociale e civile che rappresenta un affresco del lavoro della vita dei lavoratori delle miniere del Galles dei primi anni del 900. Da una parte Llewellyn rappresenta i ricordi della vita idilliaca della valle, la sua giovinezza, i suoi primi amori, quando aiutava la madre a mettere a posto la casa, il rapporto spesso turbolento con i compagni di classe, la montagna vista come un eden delle verdi colline del Galles. Dall’altra la montagna oscura, minacciosa, le miniere infernali dove si rischia la vita ogni giorno per guadagnare dei salari miseri e subire i soprusi dei padroni. Il protagonista del romanzo un giovane ragazzo di nome Huw è un po’ il simbolo della rivolta contro le ingiustizie e le violenze di questo mondo ostile. Imparerà presto a difendersi allenandosi alla boxe per combattere le prepotenze dei compagni di scuola e opporsi alle percosse del suo insegnante, imparerà ad affrontare il duro lavoro della miniera, imparerà ad essere unito con i compagni della miniera nella lotta di classe. Il mondo familiare di Huw era caratterizzato da un forte spirito di corpo. Il padre era un grande lavoratore dal cuore d’oro, la madre una donna di grande dolcezza e moralità e così anche le sorelle e i fratelli. Un ambiente che insegnerà al ragazzo ad amare e a lottare nella vita. Questo romanzo mi fa riflettere molto sull’importanza della sicurezza sul lavoro e sul diritto che ha ciascuno di noi ad avere condizioni di lavoro più dignitose e umane anche nella nostra epoca. Noi abbiamo sempre dentro al nostro cuore i ricordi più belli della nostra vita. Purtroppo il mondo dei sentimenti deve cedere il passo alla storia.

 

di Piermarco Parracciani

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