Ciao Claudia, nel 1997 Miss Italia, che ricordi hai di quell’esperienza magica?
A dirla tutta di quell’esperienza ho un ricordo a tratti confuso, un misto tra gioia e timore. Partecipai per gioco e senza alcuna aspettativa e non ero assolutamente una delle favorite, ed invece il verdetto della giuria fu sorprendente. Durante quell’anno ho viaggiato tantissimo, mi sono allontanata dalla mia vita abituale, imparando a destreggiarmi in diversi contesti lavorativi e maturando molto anche dal punto di vista personale.
Il mondo dello spettacolo non ti ha mai realmente interessato. Come mai?
Molto semplice: perché non ho mai sognato di diventare un’attrice o una show girl. A dirla tutta diventare Miss Italia non è stato di certo l’avvenimento più importante della mia vita. Non al pari della nascita dei miei figli né di alcune esperienze lavorative che hanno invece fatto acquisire in me nuove consapevolezze ponendomi di fronte a sfide stimolanti, difficili ma gratificanti. L’ ambiente dello spettacolo l’ho visto sempre lontano dal mio modo di essere.
Dopo il 1997, la tua vita è stata dedicata allo studio del teatro. Ce ne vuoi parlare?
In realtà non è proprio così. Dopo il 1997 ho studiato psicologia. Dopo questo periodo dedicato allo studio ho fatto diversi lavori tra cui l’assistente al montaggio per il teatro San Carlo di Napoli. Ho lavorato anche in tv negli studi di mediaset come assistente alla regia. Successivamente ho avuto una pausa lavorativa perché ho avuto due bambini, che mi hanno fatto scoprire il bellissimo e complicato ruolo di madre. Ho ripreso in seguito a lavorare e ad oggi posso dire si essere completamente appagata come donna e come madre. Ho avuto una madre presente ma molto impegnata su più fronti e che ha sempre amato il suo lavoro. Spero che anche i miei figli un giorno capiscano quanto sia importante essere indipendenti, inseguire le proprie passioni e svolgere, il lavoro che si ama a costo di fare tanti sacrifici.
Sei una donna del sud. Cosa significa per te essere meridionale?
Essere meridionale significa tante cose. Ad esempio, vivere in una lotta continua tra volere restare nella propria terra di appartenenza e il dovere andare via per possibilità lavorative che da noi a volte non ci sono. Questa dicotomia tra “andare via” e “restare” diventa quasi un tratto di personalità che ti accompagna tutta la vita. Nutro amore incondizionato per la mia terra di origine, la Calabria. Sono andata via da giovane e che come tutte le cose distanti da noi, l’ho probabilmente idealizzata. Immagino comunque di passare il resto della mia vita matura lì, ritornando a vivere vicino al mare, la mia dimensione.
Che progetti hai per il futuro prossimo?
Per il mio futuro prossimo sono proiettata soprattutto al lavoro. So che ormai il mondo del lavoro è diventato sempre più competitivo e, proprio per questo che ho accettato la sfida di rimettermi in gioco dopo tanti anni. Sto lavorando da diversi anni nell’ambito della comunicazione. Lavoro per un’agenzia come social media manager e mi piacerebbe un giorno coniugare la mia passione per la psicologia clinica e questo settore. In generale mi piace avere sempre nuovi stimoli e assecondare la mia natura creativa e dinamica. Eppoi….magari un giorno, chissà mi piacerebbe anche scrivere un libro!