Scrive il filosofo Massimo Donà: «Il vino è gioia, felicità, serena consapevolezza, ma anche malinconia, disperazione. Ad ogni passione esso offre il suo specchio rivelatore. E dunque la possibilità di trasfigurarsi; ossia, di farsi virtù anche nel peccato e nella tentazione».

Attraverso le vicende storico-culturali del vino possiamo leggere una complessa storia di civilizzazione. Si, dico bene: questo prodotto eccezionale e dalla forza inebriante, è stato, e lo è tuttora, un fattore che ha permesso agli storici di descrivere accuratamente la capacità d’intervento nella natura con l’agricoltura, quindi di una fase neolitica, succeduta a quella della caccia, in cui l’economia fondamentale è diventata l’allevamento del bestiame e la capacità di trasformare i prodotti della terra. Dalla forza mistica e arcana di questo pregiato nettare, gli antichi popoli che hanno abitato da nord a sud la Grecia, terra divina e misteriosa che ha contrassegnato per millenni la millenaria storia del Mediterraneo, hanno dato vita a dei miti in cui la forza inebriante di questo elisir liquoroso era racchiusa dentro la concezione filosofica dello spirito Dionisiaco, opposto alla sobrietà e all’equilibrio dell’Apollineo, che porta al suo interno l’eco di un mondo primordiale, sacrale che ci parla chiaramente di una ciclicità della vita nella natura. Il vino è il punto di congiunzione tra le generazioni: non importa se queste siano distanti nello spazio e nel tempo; ciò che conta è che, attraverso la convivialità del bere, sinonimo di amicizia, pace e lungimiranza, tutti siamo accomunati a dispetto della diversità generazionale, culturale, sociale e politica. Il vino mette d’accordo tutti, piccini e grandi.

Cari amici, vi starete chiedendo quale sia lo scopo di questa brevissima introduzione: ebbene, qualche giorno fa, sulle colline che dominano il lago di Corbara lungo la strada che collega Orvieto a Todi, lo spirito Dionisiaco ha fatto breccia nei nostri cuori grazie alla passione maniacale nella produzione di vini di altissima qualità ad opera dell’Azienda Agricola Barberani, che da oltre 50 anni sono alla ricerca di autentiche esperienze sensoriali che esprimano non solo la bellezza della convivialità ma anche le tradizioni e l’autenticità di un territorio unico come quello dell’Umbria e, in particolar modo, della provincia di Orvieto. L’azienda Barberani, che si sviluppa su una superficie di oltre 100 ettari (di cui 55 sono a vigneti specializzati grazie al particolare micro-clima) incarna i valori più profondi della tradizione umbra, celebrando la perfetta storia d’amore tra vita e vino, legati da un indissolubile vincolo di fedeltà. Qual è il segreto di cotanto successo nella produzione di vini pregiati? In primis, conversando con i Barberani, si è avuta la certezza che si tratti di una famiglia che, attraverso l’esaltazione della naturalezza mediata da un approccio all’agricoltura effettuato con metodi naturali e sostenibili, ha dedicato un’intera vita alla ricerca dell’armonia tra sapore e piacevolezza, selezionando a mano i migliori grappoli. Non solo, l’eterogeneità dei suoli del territorio umbro, che ha origini sedimentarie con agglomerati calcarei e argillosi, ha conferito ai vini molte qualità, due di queste sono la mineralità e la sapidità. Quando eco-sostenibilità e tecnologia vanno di pari passo, superando l’apparente dicotomia, il risultato non può che essere un’esaltazione della naturalezza e della genuinità del prodotto.

L’impegno di questa famiglia, da sempre grande sostenitrice di un’agricoltura naturale e sostenibile, che mira a produrre vini senza mettere a rischio la biodiversità con gli OGM e senza danneggiarla   con l’utilizzo di pesticidi chimici, è tutto racchiuso nei loro magici bicchieri di vino capaci di contenere, nel proprio minuscolo spazio concavo, la storia dell’umanità intera. Il vino dei Barberani non mente mai, anzi, proprio perché sorretto dalla fragranza amorevole della vite, il vino può infatti ritrovarsi, riconoscersi e prender la parola.  Questa famiglia ci ha insegnato che tutti noi dovremmo fare seriamente i conti con la nostra intima contraddittorietà, la stessa che ci permette di vivere insieme coniugando le nostre discordie, magari proprio in compagnia di un ottimo bicchiere di vino.

In una sala degustazioni principesca, il signor Barberani ci ha fatto assaggiare quattro eccellenti chicche della sua pluripremiata produzione biologica. Abbiamo cominciato col Castagnolo, un uvaggio di trebbiano e grechetto, da cui è stato generato un Orvieto Classico che ha tutti i crismi di come dovrebbe essere fatto un Orvieto classico. Il Castagnolo è un vino ben strutturato, equilibrato e minerale, di colore dorato, ha una persistenza al palato prolungata e tutto ciò mi ha portato a pensarlo come un ideale aperitivo, anche se mi piacerebbe degustato con un bel piatto di pescato. Proseguendo l'esplorazione della degustazione siamo incappati sul Giovanna e Luigi, un ottimo, eccellente e maturo esempio di Orvieto classico.

Giovanna e Luigi possiede un colore meraviglioso ed è dotato di un aroma che si impossessa dell'olfatto con una dolcezza raramente trovata, al palato libera una persistenza che definire lunghissima è il minimo. Senza ombra di dubbio è il vino che più mi ha colpito tra quelli che ho assaggiato. Si abbina benissimo ai primi anche elaborati e trionfa coi crostacei Ho pensato che può accompagnare un pasto a tutto tondo visto che possiede una struttura importante che a mio parere gli permette di accompagnare anche formaggi stagionati. E veniamo alla meravigliosa muffa nobile, Calcaia, bevendo il primo sorso sono rimasto folgorato come San Paolo sulla via di Damasco. Una moltitudine di sapori sono fioriti nel mio palato: sentori di frutta secca e di datteri oltre che di zafferano, Calcaia è un vino per il quale azzardare paragoni con passiti ben più noti non è una blasfemia. Anche il “grechetto” in purezza era intrigante e il rosso pure

Nel complesso ogni prodotto ha contribuito a tenere alto il livello dell'insieme. I prezzi dei vini Barberani sono interessanti e non eccessivi tenendo conto della grande qualità presente. Una cantina da seguire con attenzione e che merita una visita che lascerà meravigliati.

In occasione dell’incontro, Mons. Jean Marie Gervais, Presidente dell’associazione di promozione sociale Tota Pulchra nonché Prefetto Coadiutore del Capitolo Vaticano, ha consegnato, a titolo individuale, un attestato di benemerenza all’azienda Barberani per l’attività di reciproca collaborazione avviata da qualche anno e, in ultima analisi, per la grande professionalità e passione che, dal lontano1961, si rinnova nell’antico rito della vendemmia.

 

 

 

Gabriele Russo

Gianni Dal Maso

Tota Pulchra: Associazione per la promozione sociale

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