La Cina, come tutto l'Oriente, è il paese delle contraddizioni, tra luoghi eterni fermati nel tempo e scenari futuristici con grattaceli costruiti in tempi record e digitalizzazione. Sono oramai ben più di dieci anni che mi reco in Cina per lavoro grazie alla collaborazione con Chinasia Tour Operator e ogni volta che mi reco nel paese della città proibita, dei giardini disegnati, dei guerrieri di terracotta, della rutilante Shanghai puntualmente la grande Cina è cambiata, è sempre diversa. La velocità con cui cambiano i paesaggi urbani che farebbe invidia ai migliori futuristi spesso sconcerta. La gioventù è entusiasta e carica di aspettative, tutto parla di crescita e benessere che si sta conquistando a poco a poco. Ma poi si entra in un tempio, in un palazzo imperiale, in un giardino e tutto si ferma e la cura della bellezza attraverso un continuo dialogo tra uomo e natura si fa evidente e lascia senza parole. Una civiltà di quasi 5000 anni si vede in tante cose, ma soprattutto in questo continuo bisogno di essere uno-con la natura. Come studioso di cultura estremo orientale posso comprendere l'apparente dicotomia tra peonie ed elettronica, tra il culto della calligrafia e il pionierismo ingegneristico: questa visione dualistica in oriente si annulla, ma la maggior parte degli occidentali rimane giustamente un po' sconvolta. Gli spazi, le folle, il fermento che si respira giorno e notte sono lontani anni luce da noi. In una parola, nel bene e nel male, quello che leggo negli occhi dei miei connazionali sono stupore e anche sconcerto. Intere zone, mirabilmente edificate, sorgono dal nulla in pochi mesi. Tutto freme, e si viene rapiti da questa velocità, per noi impensabile. Sempre, da Marco Polo a Matteo Ricci, dalle guerre dell'oppio alla nascita del turismo in oriente, gli occidentali sono stati rapiti dal fascino esotico del diverso, dell'altro-da-me, di usi e costumi così lontani. Eppure c'è sempre un punto di congiunzione che è la nostra umanità. Se ci si dispone a un viaggio anche interiore se ne esce immancabilmente arricchiti: la cultura estremo orientale ha ancora tanto da insegnarci. La Cina è un paese che ha toccato vertici artistici eccelsi, con tradizioni millenarie che riecheggiano ancora oggi in ogni angolo, ogni atteggiamento, anche inconsapevole, come bere il tè a ogni ora del giorno con il proprio bricco sempre pieno con le foglie di tè che galleggiano nell'acqua bollente.
Ogni volta che torno ho sempre imparato qualcosa di nuovo, un ideogramma, una storia, un modo di dire. Ogni volta vedo qualcosa di nuovo o vedo il mondo da una nuova angolazione: in fondo, non è questa la ragione profonda di ogni viaggio?
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Giorgio Carducci