Viviamo in un’epoca sempre più caratterizzata dalla continua proliferazione di immagini. L’ininterrotta sovrapposizione di messaggi e immagini è un grande affaticamento per il cervello che porta l’individuo ad un forte stress. Lo spazio espositivo del museo diventa sempre più importante per portare l’essere umano verso una maggiore armonia e conoscenza di se stesso, a scoprire delle realtà invisibili, ad essere più attivo nel portare avanti un impegno sociale e civile. Lo spettatore impara a valorizzare la propria vita attraverso il linguaggio dell’arte. Papa Giovanni Paolo II incoraggiava l’umanità dicendo: “Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro”. Ciascuno di noi è l’artista della propria esistenza. L’arte è fonte di insegnamento, saggezza e meditazione. Anche in un periodo di crisi della cultura la figura dell’artista diventa sempre più importante nella creazione di valori attraverso le immagini. Il curatore d’arte attraverso il progetto mostra scolpisce lo spazio espositivo portando le immagini a relazionarsi in modo armonico. L’ambiente museale diventa un grande paesaggio naturale, un luogo sano ed ecologico che valorizza le potenzialità degli artisti e degli spettatori. L’arte lotta contro la proliferazione bulimica delle immagini valorizzando la loro singolarità attraverso un percorso espositivo sensoriale che porta lo spettatore a pensare con la mente e con il cuore. Per esempio l’artista contemporaneo Bill Viola (New York 1951) nell’installazione per il Museo di Capodimonte di Napoli (2011) trasforma l’itinerario espositivo in un luogo multisensoriale e spirituale che ci fa scoprire il genio di Caravaggio. Le opere dell’artista entrano in relazione con lo spettatore portandolo verso la soglia degli ingressi tra quello che c’è dentro e fuori il suo essere. Nell’installazione “The Quintet Of Asthonished” i volti dei personaggi esprimono emozioni umane universali come la sofferenza spirituale, il dolore fisico, la rabbia, la paura, la gioia, che si rapportano con i dipinti di Caravaggio.