In Italia nei mesi di marzo e aprile i musei e i luoghi d'arte sono stati chiusi a causa del contagio Covid-19.
Questi spazi bellissimi dalle forme architettoniche articolate, prima sempre affollati e piena di vita, venivano osservati in relazione alla figura umana che li abitava. Oggi, in tempi di isolamento sociale, si ritrovano soli e freddi, immersi in un contesto astratto in cui il termine di paragone non è più l'uomo, ma la pura forma del vuoto che li abita, congelati in un tempo successivo alla vita brulicante che ospitavano e precedente alla solitudine della materia che comincia ad essere rudere.
In questo tempo di mezzo le forme, matrici degli spazi architettonici, sembrano sospese in un iperuranio che contempla se stesso. Un mondo vicino agli spazi mentali di creatività che hanno pervaso l'estro di chi ha concepito e progettato i volumi dei nostri musei. Un cosmo simile alle "invenzioni capricciose" di Giovambattista Piranesi che, con le sue "Carceri", ha dato vita a spazi immaginati concepiti come struttura base progettuale delle architetture realizzate.
Le mie "Carceri Contagiate" rappresentano la condizione dei beni culturali di oggi, fruiti on-line e a distanza sembrano freddi spazi lontani e magnifici, sbiadite architetture di cui abbiamo nostalgia.
Arch. Andrea Eremita
Carceri Contagiate, cm 77 x 49
"Se l'architettura costruita è già archeologia, l'indagine su vuoti, luce e volumi sono meta-architettura, un rapporto spirituale tra sentimenti e materia."