Carmine Bellucci, un giovane artista capace di portare a nuovi livelli l'arte figurativa. Grazie alla sua maestria e padronanza delle tecniche artistiche Bellucci ci accompagna in un viaggio alla scoperta di un nuovo stile. Una nuova entità del figurativo. L'entusiasmo che lo contraddistingue è tangibile nelle sue opere; la visione delle forme e dei colori che gravitano intorno a noi giornalmente con Bellucci diventano Icone vere e proprie.
Con questa frase di uno dei più grandi artisti della storia dell'umanità voglio introdurvi all'arte di Bellucci. Il fatto di “rimanere bambini” non è collegato per forza all'uso della tecnica. Il discorso riguarda la visione del mondo e di ciò che ci succede intorno tutti i giorni. Scoprire e scrutare la quotidianità e la tradizione sempre con occhi nuovi e carichi di sogni. Bellucci in questo è maestro.
“Sant' Ubaldo” realizzato nel 2020. In quest'opera raffigurante il patrono di Gubbio, possiamo notare lo studio delle Icone e della Storia in Bellucci. Questa sua dedizione è rappresentata con un “nuovo immaginario” e uno sguardo del Figurativo proiettato verso il futuro. La sfida costruttiva e creativa è tangibile fin dal primo impatto. Le mani rappresentate così grandi, in primo piano, diventano sinonimi di un gesto, un abbraccio; un qualcosa di “comune” diventato Icona. Questo suo “giocare” con il deformare è simbolo di uno suo studio verso il Pop e verso l'Underground. Le linee e le forme ne fanno da padrone, danno profondità al paesaggio e danno dinamicità alla composizione. Sullo sfondo Gubbio si staglia con una forza unica, derivata dall'Espressionismo Tedesco e Francese. Le ghirlande che circondano il Santo sono un chiaro riferimento al Rinascimento, movimento vivo in Bellucci.
Lo studio delle linee e della tradizione rappresentata in chiave moderna lo possiamo trovare anche in “San Francesco” realizzato sempre nel 2020.
Il tema sacrale e religioso viene così coinvolto ancora una volta, con uno sguardo moderno. Le linee anche qui danno dinamicità, come possiamo riscontrare nel viale alberato. Quest'opera di Bellucci è considerabile un manifesto d'interiorità, in quanto possiamo notare alcune sue “firme stilistiche”. Le rose, tra cui quella che esce dal cappuccio di San Francesco, e la Chioccia presente sul masso in basso a destra. Questo suo “tocco poetico” trasmette un alone di mistero intorno a quest'opera, dove il male, cioè nell'immaginario comune il Lupo, viene compreso dal bene, cioè il Santo di Gubbio.
Il tema del sacro è presente in Bellucci già da qualche anno. Nel 2017 realizza “Processione Del Venerdì Santo”.
La scelta stilistica di Bellucci è diversa. In questa fase possiamo notare il suo interesse verso Guttuso, tangibile in quest'opera. Il quotidiano è la chiave, che si interseca con il discorso del “Sacro e Profano”.
Questa Processione ha luogo a Foggia, città di origine di Bellucci, e il suo obiettivo è iconizzare questo suo ricordo. In quest'opera viene immortalato l'attimo in cui la Madonna incontra Gesù; una scena di strazio in cui una Madre piange la morte del Figlio sacrificatosi per l'amore dell'umanità. Il dolore è circondato dai festeggiamenti, da momenti del “vivere mondano”. Il Sacro e il Profano per l'appunto.
La prospettiva, le forme e i colori danno un grande senso di dinamicità all'opera. La materia è tangibile e funge da “trasporto” verso quel preciso attimo rappresentato. Un particolare da notare, grazie al quale possiamo capire di visionare una Processione dei giorni nostri, è la presenza di figure che fotografano la scena con degli Smartphone sulla fila di destra.
Grazie a queste tre opere Bellucci studia la tradizione e la rende alla portata della modernità e delle nuove generazioni. Il suo Figurativo così dinamico incuriosisce particolarmente, portando a interrogarsi dinanzi a un'opera dell'artista pugliese. Queste sue trasformazioni stilistiche sono simbolo di un costante studio di Bellucci. Cosa ci presenterà in futuro?
Loris Innocenti
Artist Manager