La ricerca del nostro passato e delle nostre origini è sempre viva e costante dentro di noi. La memoria ci trascina dentro a dei labirinti di tombe e pitture fascinose a noi ignote. Vi porto a scoprire le origini lontane dei nostri antenati che hanno plasmato i nostri territori. Viaggiamo come dei viandanti nomadi in lungo e in largo sulle terre dell’antica Etruria. Attraversiamo valli, rupi scoscese, acque impetuose. I miei occhi scrutano l’orizzonte alla ricerca di siti archeologici e città sepolte. Davanti ai miei occhi c’è un’antica strada romana, la seguo ma non so dove mi porterà…Ai lati della strada vedo dei grandi blocchi di tufo, tombe a tumulo e altre scavate nella roccia. Sono tombe antichissime risalenti al VII secolo a.C. e al I secolo a.C. Mi ritrovo a Cerveteri e sto attraversando la Necropoli della Banditaccia. La mia memoria segue la voce degli antichi avi che mi portano a navigare su di una rudimentale zattera il fiume Fiora. Si stagliano davanti al mio sguardo le antiche città etrusche di Vulci, Chiusi, Populonia e Volterra. Ripercorrendo un’altra antica strada romana mi ritrovo alle porte del sito archeologico di Veio. Attraverso il tempio del Portonaccio e vado a visitare due tombe affascinanti e misteriose. Guardo estasiato la “Tomba dei Leoni Ruggenti”. Forme e colori arcaici che ci riportano ai primi due decenni del VII secolo a.C. Pitture che sono molto affini a quelle vascolari etrusche e greche del primo periodo orientalizzante. I leoni ruggenti simboleggiano la paura dell’oltretomba. La “Tomba delle Anatre” risalente al 680/670 a.C. rappresenta il passaggio dalla vita alla morte. Mentre cammino lungo le campagne dell’Agro Veientano mi sembra di rivedere le atroci scene della guerra fra etruschi e romani. Le legioni romane dell’imperatore Furio Camillo stavano conquistando Veio mettendola a ferro e fuoco. Un vortice di sangue e violenza stava radendo al suolo tutta la città. Mentre tutto sembrava perduto all’improvviso vidi una luce nella quale brillava un’immagine sublime. Era la Madonna del Sorbo che portava alla pace i due popoli.

 

di Piermarco Parracciani

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