Narrare un restauro, raccontarne le peculiarità, gli aneddoti, le emozioni lungo questo percorso, richiede sempre un’attenzione particolare.

Ci si trova, noi restauratori e mai come in questo caso, nella situazione in cui si ha l’obbligo di entrare in sintonia profonda con il manufatto, con il formarsi di un rapporto empatico che nasce e si sviluppa tra la figura propria del restauratore e la materia, affrescata, dipinta o modellata che sia.

Si è partiti da subito ad analizzare l’opera cercando di individuarne le peculiarità stilistiche e tecniche, aiutati anche da incontri in chiesa, con la curatrice e storica Dott. Maria Coletta che ha seguito la direzione lavori e dal committente Professor Vincenzo Pepe ( presidente della fondazione Gian Battista Vico), che si occupa proprio del mantenimento e conservazione della chiesa di S. Biagio Maggiore .

Durante questi momenti di colloqui iniziava ad emergere la necessità di riflessioni preparatorie che aiutassero ad intervenire sul restauro del dipinto.

L’iter restaurativo si è così evoluto e sviluppato con importanti valutazioni, tentando di conservare il documento e il messaggio che il pittore ha voluto rappresentare quanto più inalterato possibile.

Ogni intervento non ha comunque mai dimenticato un giusto e chiaro riconoscimento di quanto realizzato ed una piena e comprovata reversibilità dei materiali utilizzati.

L’intervento di restauro persegue l’intento di valorizzare l’opera riportandola all’originario valore artistico, attraverso l’eliminazione delle parti incoerenti e delle trasformazioni dissonanti rispetto l’originale.
L’intervento di stampo conservativo ha colto e valorizzato i canoni stilistici tipici dei dipinti napoletani di fine ‘600, che si contraddistinguono per la minuziosa capacità di rappresentare ogni particolare raffigurato nel dipinto.

Stato di conservazione

Complessivamente il dipinto su tavola presentava una patina d’ annerimento che lo copriva interamente, nascondendo l’intera composizione artistica ed i particolari che successivamente sono stati scoperti.
La patina di sporco era composta per lo più da particellato atmosferico, nero fumo dovuto alle candele e dall’alterazione nel tempo della vernice finale . L’ insieme di questi fenomeni creavano quindi alterazioni cromatiche ed estetiche sul dipinto.
Inoltre vi erano colature a rilievo forse dovute a precedenti restauri o ricostruzioni nelle parti alte dell’altare o nelle volte della chiesa.

Principio d’intervento

Partendo dall’analisi dello stato di fatto, si è provveduti all’eliminazione delle patina di annerimento, al consolidamento della pellicola pittorica che presentava rigonfiamenti e quindi alla sua riadesione e al ritocco mimetico di alcune lacune e mancanze di colore.
Infine alla protezione del dipinto su tavola con la stesura di vernice finale nebulizzata sull’intera superficie.

Pulitura

Dopo un iniziale prelievo stratigrafico in diversi punti a campione, si è proceduti alla stesura di un documento fotografico, capace di individuare le diverse casistiche e le diverse problematiche conservative.
La pulitura ha interessato all’eliminazione della patina di sporco mediante applicazione di soluzione a solvente (3A) con supporto a cotone e stesa a pennello.
Agendo in diversi punti si è riscoperto i toni originali e le delicate velature che il pittore sovrapponeva sui diversi piani. Tendenzialmente i diversi colori tendevano verso il tono bruno, classico riferimento proprio nel periodo storico della pittura fine ‘600, in particolare nei dipinti napoletani.
Un dettaglio molto importante con la pulitura è stata l’attribuzione iconografica della figura del santo accanto a S. Biagio.
Infatti sono emersi i simboli (libro Sacro sulla mano sinistra del santo, sulla quale poggiano tre sfere dorate), riconducibili quindi a S. Nicola.
I trattamenti sono stati eseguiti con acqua nebulizzata a moderata pressione suddivisa.
Le detersione continue hanno completato le fasi di pulitura delle superfici, preparandole per le altri fasi lavorative.
Infine con trattamento meccanico (bisturi) ha provveduto all’eliminazione di varie colature biancastre.

Consolidamenti

L’attenzione è stata molta in questa fase, avendo elementi della pellicola pittorica in situazioni critiche, molto deboli e facile da esfoliazione.
Sono state eseguite delle micro iniezioni di resina acrilica (Primal ac 33) nelle lacune e in alcuni casi anche alla riadesione della pellicola pittorica.

Reintegrazioni cromatiche

Il ritocco è stato eseguito con colori ad olio fini per il restauro in modo mimetico rispettando le pennellate originarie del pittore nei suoi colori e velature e reintegrando solo piccole lacune per avere un quadro visivo completo. Molto piacevole è l’aspetto finale dell’opera perché mantiene quella patina tipica del tempo che ammorbidisce tutti i vari piani del dipinto dallo sfondo fino alle figure.
Per ultimo è stata nebulizzata una vernice finale per restauro a protezione nel tempo.

Particolari ringraziamenti vanno al Professore Vincenzo Pepe per l’interesse l’attenzione e al suo senso di recupero e conservazione verso le opere d’arte e cultura.

 

Restauratore
Simone Gabriele

 

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