Arcivescovo Jose Gomez - CC BY-SA 4.0 - Wikipedia

 

Negli Stati Uniti, dopo l’elezione di Joe Biden, è ormai sotto gli occhi di tutti la spaccatura che si è creata tra il neo Presidente democratico e i vescovi statunitensi, così come all’interno degli stessi cattolici del Paese.

Già lo scorso 20 gennaio, giorno dell’insediamento del neo Presidente al Campidoglio, era arrivato un duro attacco da parte di Jose Gomez, arcivescovo di Los Angeles e presidente dell’Usccb, la Conferenza dei vescovi cattolici Usa. Il prelato, infatti, «aveva puntato il dito contro Biden per le sue politiche su aborto, famiglia, contraccezione, matrimonio tra persone dello stesso sesso e questioni legate all’identità di genere», racconta l'avvocato Domenico Musso, esperto in diritto canonico e civile, da anni giurista attivo professionalmente negli Stati Uniti ed in Italia. Un altro porporato statunitense, invece, il cardinale arcivescovo di Chicago Blase Cupich, aveva commentato come “sconsiderate” le parole del collega di Los Angeles, sottolineando come potevano “acuire le divisioni all’interno della Chiesa americana”.

Le decisioni “border-line” di Biden non sono però finite. Qualche giorno fa, infatti, il Presidente ha firmato un provvedimento che di fatto annulla le restrizioni sancite da Donald Trump per l’accesso all’aborto a livello nazionale e all’estero. Una decisione che, nel 2017, mise alle strette soprattutto il colosso degli aborti Planned Parenthood. Il provvedimento ha scatenato la dura risposta dei vescovi, che però «in passato hanno avuto posizioni moderate e di mediazione», come sottolinea l’avvocato Musso.

«Pensiamo – ricorda il giurista – alle politiche sui migranti e sui cosiddetti Dreamers. Ora, invece, nei confronti di Biden accade lo stesso ma sull’argomento della tutela della vita». L’arcivescovo Joseph F. Naumann e il vescovo David J. Malloy, presidenti rispettivamente del Comitato per le Attività Pro-Life e del Comitato Internazionale di Giustizia e Pace, hanno ritenuto l’atto del presidente come una “promozione della distruzione della vita”. I prelati hanno addirittura etichettato il provvedimento “antitetico alla ragione e che viola la dignità umana”.

Una posizione, quella dei vescovi, che dal punto di vista storico e canonistico, come spiega il giurista, «sono perfettamente fedeli alla tradizione della Chiesa, che denuncia l’aborto come crimine contro l’umanità fin dal Concilio di Elvira del 306 fino ai giorni nostri, con il canone 1398 del Codice di Diritto Canonico, ed il richiamo in “Fratelli tutti”, ultima Enciclica di Papa Francesco». La posizione dei vescovi statunitensi non deve quindi stupire. «Da sempre infatti – sottolinea l’avvocato Musso – la Chiesa ha equiparato l’aborto agli infanticidi e agli omicidi, tanto da porre l’interruzione volontaria di gravidanza sotto la scomunica», così come contenuto nelle normative sia del Codice di Diritto Canonico del 1917, che di quello attualmente vigente promulgato nel 1983.

L’avversione dei vescovi per Joe Biden non è però da imputare ad una presa di posizione tout-court nei confronti del neopresidente. I cattolici del Paese, infatti, si sono più volte schierati in passato dalla parte dell’esponente Democratico su altri argomenti, come per esempio la pena di morte, su cui storicamente i Dem sono più sensibili. La Chiesa, infatti, ha sempre «tutelato la sacralità della vita e meno di due anni fa, nel 2018 – spiega Musso – Papa Francesco ha eliminato dal Catechismo della Chiesa Cattolica un passaggio del n. 2267 che prevedeva in rarissimi casi l’ammissibilità della pena di morte».

I recenti attriti tra istituzioni Usa e Chiesa locale, dunque, sono riconducibili non tanto ad una differenza di vedute o a diverse “convenienze” politiche, quanto ad un incrinamento della coerenza in campo cattolico, soprattutto se all’interno dei processi decisori pubblici.

 

di Salvatore Tropea

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