8 Marzo 2021... una semplice data, o un'occasione utile per considerare con maggiore attenzione la figura e il ruolo della Donna, nell'odierno contesto sociale, economico e politico?

Che oggi, seguendo una consuetudine ormai consolidata nel tempo, venga dedicata maggiore e sensibile attenzione alla figura e al ruolo della Donna, è cosa nota.

Che nel tempo, si sia rilevata l'esigenza - sempre più pressante, direi assoluta - di eliminare realmente e quindi concretamente ogni forma di discriminazione relativamente al genere femminile, è cosa nota: anche se in molti dovrebbero sforzarsi di non cadere nei luoghi comuni o nell'usuale chiacchiericcio salottiero quanto poco utile. Ben venga ogni approfondimento positivamente finalizzato, scavalcando e anzi ignorando le mode correnti, per concentrarsi sull'essenziale.

Che vi sia chi possa intendere di ricondursi storicamente alla II° Internazionale Socialista di Stoccarda del 1907 o all'esplicitazione del primo americano Womans's Day del 1909 o all'8 Marzo del 1946 - la prima volta, peraltro, che in Italia la mimosa sia entrata a far parte della tematica celebrativa -  o alla tragedia del 25 Marzo 1911 - 123 donne e 23 uomini, in gran parte immigrati di origine italiana ed ebraica,  non trovarono scampo nell'incendio della fabbrica Triangle, a New York -, può essere una sorta di tenzone tra gli storici e gli ideologi; ma anche questi, essendo eventi storici e quindi fatti noti, poco interessano alla genericità del tema affrontato oggi, se non per voler individuare una riconducibilità, un fil-rouge unico.

Che vi siano delle violenze perpetrate nei confronti di donne, è un fatto: terribile, senza dubbio alcuno. Violenze che paiono non voler avere un freno, oggi fors'anche acuite da un contesto dove le enormi difficoltà del quotidiano si sovrappongono, stratificano e sedimentano, facendo scoccare pericolose scintille pronti a divenire fiamme inestinguibili là dove aridi arbusti sono testimoni muti di amori smarriti, di famiglie sfilacciate, di povertà tanto materiale che dei sentimenti.

Ma è anche un fatto che la violenza - in ogni sua orrida forma, in qualunque luogo possa venire perpetrata, e senza fare alcuna difformità di genere/età/condizione/religione/idee circa chi possa subirla - è un qualcosa che merita la massima, ferma, condanna e la maggiore prevenzione (e dissuasione preventiva) possibile.

Non può e non deve essere fatta una differenziazione, o una anomala sottolineatura, sul sesso o sulla condizione di chi giornalmente possa venire ucciso, anche se l'attenzione e l'allarme verso tali eventi di cronaca devono essere e restare altissimi. L'uccisione, l'omicidio di un Essere Umano - qualunque possano essere il suo sesso, la sua professione, la sua età, la sua condizione, la fede o le proprie idealità - è un delitto esecrabile e merita, senza attenuante alcuna - neanche da parte del legislatore di turno -, la massima riprovazione e le massime forme di condanna: più di ogni altro tipo di crimine. Senza giustificazione alcuna.

Ciò, per la sacralità della Vita e quindi della stessa Persona. Uccidere un essere umano deve rappresentare il massimo dei crimini, ai quali attribuire la pena in assoluto più elevata e definitiva: senza sconti, né subito né successivi, una condanna definitiva.                                 

L'omicidio di un "uomo" o di una "donna" o di chiunque altro, è sempre e solo un omicidio: il genere, l'età, la condizione o quant'altro sono argomenti utili solo alle statistiche.

L'attuale tendenza a porre in forte evidenza certi aspetti della vittimologia declinata al femminile, determina a mio avviso un torto - storicamente,  l'ennesimo - alla Donna, relegandola  - pur nella tragedia proposta dalle sfaccettature dei singoli e particolari contesti - per l'ennesima volta in una sorta di classe, di categoria, di gruppo. No! questo non va bene!

L'8 Marzo non si festeggia quindi la Donna.

L'8 Marzo non si commemora quindi la Donna.

L'8 Marzo è invece il giorno dedicato, a livello internazionale, alla Donna sì per celebrarne le conquiste politiche e sociali conseguite ma anche per reclamarne a gran voce la conquista per quelle Donne - e sono tantissime! - che nel mondo non ne possono fruire e che spessissimo non hanno un volto, una voce.

Che questo giorno celebrativo e lieto sia anche un giorno di riflessione e anche un giorno festoso, persino malinconico e triste se la mente va a quante Donne possano essere rimaste (e lo siano tuttora) vittime delle discriminazioni e delle violenze sostenute da - ormai pessimi e anacronistici - motivi politici e/o sociali.

Ma l'8 Marzo è anche un giorno diverso da quello in cui - sempre a livello internazionale - ogni anno si ricorda, alzando alto un fortissimo grido di ribellione, la VIOLENZA ESERCITATA CONTRO LE DONNE.

Non confondiamoci, quindi, e non lasciamoci suggestionare e deviare dalle mode o dall'incitamento di chi, pur se in nome di sacrosante pulsioni e quindi nella massima buona fede, ci invita ad esprimere una qualche partecipazione ad un sentire troppo omnicomprensivo e quindi, in fondo in fondo, indeterminato.

Chi scrive, non è certo tra coloro che sostengono, proprio per distaccarsi dalle consuetudini-abitudini, di rinunciare a contribuire alle pratiche commerciali che fanno da contorno all'8 Marzo o di non più donare della mimosa, simbolo della imminente primavera e quindi di un naturale risveglio.    Penso che la Donna, tutte le Donne e in particolare le nostre donne del cuore - madri, mogli, figlie, sorelle, compagne di vita in genere - dobbiamo "celebrarle", volendo loro bene e soprattutto rispettandole, ogni giorno, ogni ora, ogni istante.

Penso che, ogni volta che il cuore ce lo possa suggerire, portare anche solo un fiore a chi ci ama, a chi ci è cosi caro e prossimo, sia un gesto di sensibile attenzione e soprattutto testimonianza di gratitudine: e anche questo non dovrebbe certo essere un gesto saltuario o occasionale, bensì dovrebbe appartenere al quotidiano.

Ecco allora che potremo dire sempre, e testimoniare ogni volta in un modo dai toni diversi e più profondi, un sincero GRAZIE non solo alle nostre compagne ma a TUTTE LE DONNE.  Un grazie certamente festoso e quotidiano, non solo per "esserci" - come simpaticamente qualcuno dice - ma per ciò che fanno e per ciò che sopportano; mentre dobbiamo farci sentire umanamente VICINI a quante di esse possano patire DISEGUAGLIANZE - anche violente - dichiarando loro, a gran voce, il nostro sostegno: per i loro aneliti di LIBERTA' e di EQUITA', come pure per il desiderio comune di vivere in una società caratterizzata dalla DEMOCRAZIA, dove il rispetto per la Persona, per l'Essere Umano e per la sua Dignità siano preminenti sopra ogni altra cosa.

Sono queste le battaglie che ci piacciono, quelle dove la voce deve essere chiara,  alta e forte, inequivoca: perché sono battaglie degne di essere vissute, in quanto dedicate a tutto il GENERE UMANO, quella specie cui Uomini e Donne appartengono, di cui l'uno e l'altra rappresentano il reciproco, mirabile, completamento.

Rendiamo giustizia alle Donne. Battiamoci per la PARITA' DI SALARIO, cancelliamo parole sì simboliche ma superficiali, come lo è FESTA tout-court; come lo è QUOTE ROSA, che tanto riporta alla zootecnia ed è quindi privativa verso quella condizione femminile fortemente protesa verso il traguardo delle reali PARI OPPORTUNITA'; operiamo - tutti,  in modo continuo ed in ogni contesto - per APPREZZARE e VALORIZZARE i MERITI e i SACRIFICI delle Persone, aiutandole - e così "aiutandoci" - nella CRESCITA sociale, politica ma soprattutto CULTURALE, specie in questo drammatico momento dove proprio le Donne – e quindi le loro famiglie - pagano un prezzo altissimo nella perdita di posti di lavoro..

Allora sì che sarà VERA FESTA !

 

di Giuseppe Bellantonio

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