Ricordo ancora un giorno dei lontani anni 90 quando mio padre mi portò a vedere al cinema Fiamma di Roma il film “La Polveriera” del grande cineasta Goran Paskaljevic. Ero ancora un ragazzo all’epoca e  non conoscevo il dramma della guerra. Credevo di vedere un film d’azione ma davanti ai miei occhi si era spalancata la brutalità della guerra di Jugoslavia. In un periodo tremendo come quello che stiamo vivendo ora con la pandemia mi ritornano in mente le scene dure di questa guerra che riemergono come tanti frammenti deflagrati dal passato. Il dolore del lockdown, l’incomunicabilità e le distanze sociali sempre più marcate sono come un abisso dal quale riemerge sempre più sofferente una guerra etnica spietata e disumana.

Era il 1998 quando Goran Paskaljevic girò questo film rappresentando una Belgrado immersa in una notte oscura e quasi senza fine. Una città divorata dalla violenza e dall’odio. La vita quotidiana delle persone si trasforma in un inferno, un incubo dal quale è difficile uscire fuori vivi. Il grande maestro Goran Paskaljevic ci rappresenta la verità del dramma della guerra aprendo il nostro cuore. Vuole portarci a lottare contro la violenza, l’odio e le ingiustizie. La macchina da presa evidenzia l’assurdità della violenza portandoci verso la fratellanza umana e la pace. Il popolo scappa dalla guerra ogni giorno per cercare condizioni di vita più umane e civili. Tanti giovani e intellettuali che scappano da terribili cacce all’uomo. Ma anche nei drammi più tremendi e negli abissi più profondi  si intravede una luce di speranza che illumina come una lanterna il nostro cammino portandoci verso sentieri di armonia e di pace.

 

di Piermarco Parracciani

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