Roberta Siragusa ha perso la vita a soli 17 anni e a volere la sua morte e ad ucciderla è stato il suo fidanzato. Un caso di femminicidio che sta facendo discutere la stampa.

Dopo una serata con amici in una villetta, i due si erano allontanati e una relazione degenerata si è trasformata in omicidio. Com’è possibile che dei campanelli di allarme sfuggono al controllo dei genitori? Visto che parliamo di minori.

Un’amica della vittima ha dichiarato: “la scorsa estate era arrivato anche alle mani, avevo visto Roberta con un occhio nero. I litigi erano proseguiti, poi di recente sembrava essere tornato sereno”.

Successivamente i genitori hanno cercato la ragazza per poi denunciare la sua scomparsa e chiedere giustizia.

Il fidanzato ha così deciso di costituirsi e di avvalersi della facoltà di non rispondere dinanzi l’autorità giudiziaria.

Decisione molto discutibile, anche se non ci sono scuse o argomentazioni che tengono o che comunque possono in qualche modo giustificare questo suo orribile gesto.

Nessuno ha il diritto di togliere la vita ad un’altra persona, in quanto dono e purtroppo manca il riconoscimento dell’altro come dono nei rapporti amicali, familiari o nelle relazioni amorose che poi in alcuni casi si rivelano essere incubi.

Sul web tantissimi sono gli insulti contro l’aguzzino e persone che sperano e augurano la sua morte, stiamo assistendo ad una vera tragedia.

Perché la morte di questa ragazza è qualcosa di terribile ed episodi come questi non possono essere considerati normali da nessuno.

L’indignazione deve rimanere alta ma non deve sfociare in odio, qualche grande uomo diceva che all’odio non bisogna mai rispondere con l’odio.

I social finiscono per alimentare una polemica interminabile e pochi si degnano di un ricordo, di una preghiera per la sua anima.

Roberta non deve essere dimenticata e il caso può servire alle Istituzioni e a chi ha ruoli di responsabilità per ricordare al mondo che l’amore non uccide.

La libertà nelle relazioni va difesa e l’oppressione, la violenza e la persecuzione devono essere combattute, prima ancora che si verificano i loro effetti o le conseguenze.

Qualcuno ricerca la causa di quanto successo nella gelosia che non va assolutamente sottovalutata, anche se è difficile trovare il vero colpevole.

Papa Francesco ha spesso affermato che la gelosia e l’invidia possono nascondere qualcosa di veramente pericoloso.

Forse manca un sistema valoriale a supporto di queste verità, cioè i giovani agiscono senza pensare alle conseguenze di ciò che fanno e non meditano le loro azioni, sentimenti o pulsioni.

Ciò che viene detto viene considerato come estraneo alla propria persona e invece così non è.

Una preghiera e un ricordo per Roberta e per tutte le giovani vittime di femminicidio.

 

Paolo Marraffa

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