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Il grido “basta parole vuote” di Greta Thunberg e Vanessa Nakate non suona come un semplice slogan, piuttosto come un appello alle industrie e ai governi. 

Nel grande centro congressi di Milano sono transitati in questi giorni Mario Draghi e Boris Johnson, Mattarella e Papa Francesco, Alok Sharma e Roberto Cingolani. Alcuni giovani rompendo il protocollo hanno inserito nel documento finale la dirompente richiesta dell’abbandono del fossile entro il 2030, mentre altri hanno interrotto il discorso di Draghi al grido “No more greenwashing”.

Protagonisti di questo evento sono 400 attivisti giovani da tutto il mondo a Milano, ovvero per 2 giovani per ognuno dei 197 Paesi membri dell’UNFCCC (La Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici). Il 28 al 29 settembre, sono stati dedicati ai lavori di gruppo, mentre l’ultimo giorno, il 30 settembre, è stato dedicato al dialogo e ai dibattiti tra i delegati e i ministri presenti alla Pre-COP26. Greta ha detto ai governi di smetterla con gli slogan “non c’è un pianeta b” e di fare qualcosa. Basta chiacchiere non accompagnate da fatti!

Mentre Vanessa Nakate, la giovane attivista ugandese fondatrice di Rise Up ha dichiarato: "L’Africa è responsabile per il 3% delle emissioni globali, ma nonostante questo soffriamo l’impatto della crisi più di altri'. Africa che è il continente più sfruttato e povero. Gli Stati non possono fare più finta di niente.

 

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La sostenibilità sta diventando una necessità sempre più forte e motivata dall’emergenza climatica. In particolare si dice ai governi...   “Le nostre speranze annegano nelle vane promesse dei leader" Dalla Cop26 gli ambientalisti esigono risposte concrete.  La conferenza delle Nazioni Unite che si terrà a novembre a Glasgow dovrà avere dei risultati attendibili. I giovani hanno capito di essere presi in giro e hanno una voce sempre più autorevole che va ben oltre i sistemi di lobby. La politica ha grandi responsabilità sul cambiamento climatico perché non ha il coraggio di opporsi agli interessi degli industriali e soggiace e per certi versi partecipa al loro profitto. Una politica che va contro il profitto ad ogni costo delle industrie potrebbe anche essere fallita in partenza ma ha sicuramente motivo di esistere.

 

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di Paolo Marraffa

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